Il ciclone De Benedetti fa tremare l’Unione

Il blitz del finanziere inquieta l’Unità, Pdci e Rifondazione. Soddisfatta solo la Margherita

da Roma

Adesso si fanno gli scongiuri. Fin qui, si può dire che tutto sia andato bene all’Unione: europee, regionali, suppletive, persino l’irto cammino per l’unità e per il programma. Ma ora la ricreazione è finita, l’Ingegnere è sbarcato in pianta stabile. Non ascolta più la moglie, che l’ha tenuto per qualche anno a solcare i mari a bordo di una nave rompighiaccio. L’«Itaska» è stata messa in vendita (una ventina di milioni di euro). E l’ingegner Carlo De Benedetti torna a occuparsi di politica italiana. La burla della candidatura Scalfarotto alle primarie, lanciata dal suo quotidiano La Repubblica, era solo un assaggio. Un giochino da salotto per tentare di ridicolizzare la festa del vincitore, Romano Prodi.
Ora l’Ingegnere si è messo a fare sul serio. Il quotidiano ds L’Unità è preoccupato: un velenoso corsivo rileva quanto sia «inquietante» la definizione di Prodi come «amministratore straordinario». «Forse l’Ingegnere pensa già che il Professore non possa durare?», si domanda, passando a ricordare «la famosa Legge Prodi che, in un periodo tremendo per l’industria, aprì la strada ai salvataggi e alla nomina di commissari “straordinari” per le aziende sull’orlo di fallimento». Aziende come la sua Olivetti. «Oppure - continua L’Unità - con “straordinario” De Benedetti voleva ricordare il risanamento condotto da Prodi alla guida dell’Iri... quando... riuscì persino a riportare in utile la holding alimentare Sme, quella che l’Ingegnere voleva comprare...». La Sme? «Meglio chiudere qui - scrive il corsivista di lunga memoria -, altrimenti ci tocca parlare di vecchie trame e recenti processi».
Insomma, se la Quercia si inquieta per le ingerenze debenedettiane, il quotidiano rutelliano Europa si arrampica sugli specchi per difendere l’Ingegnere che tira la volata a Rutelli e al suo partito democratico (di cui ha detto di volere la tessera numero uno). Ma il suo modo ambiguo di fare politica, tra il mandarino cinese e il burattinaio, non piace per nulla alla sinistra. Oltre ai Ds, né Bertinotti né Salvi, né Il Manifesto gradiscono. Affiorano storie poco edificanti, compresa la vulgata che vuole l’Ingegnere menagramo per i suoi «protetti». Si riparla poi molto dell’inimicizia tra De Benedetti e Prodi, maturata quando il secondo non seppe (o non volle) fargli concludere l’affare del secolo con la Sme. Avvisò (per ignavia, sostiene l’Ingegnere) il «suo capo» De Mita e non il premier dell’epoca, Craxi. Che difatti riuscì a sventarlo in extremis.

Sceso dal rompighiaccio, De Benedetti avrebbe scongelato la vendetta per l’inetto Professore che gli spezzò la carriera. Ma forse c’è persino dell’altro, perché la stiva dell’«Itaska» era capiente. Merluzzi marci rischiano di rendere irrespirabile l’aria dell’Unione.

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