“Paradise”, su Netflix un thriller fantascientifico sul valore del tempo

Film ambientato in un futuro distopico in cui si possono vendere e acquistare anni di vita. Simulazione folgorante e pungente della deriva valoriale cui sembra diretto il mondo

“Paradise”, su Netflix un thriller fantascientifico sul valore del tempo
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Paradise, nuovo titolo presente su Netflix, è un film che alza la media rispetto agli altri prodotti originali editi dalla piattaforma. Nonostante una seconda parte trascurabile in cui questo intrigante sci-fi finisce col diventare un action come tanti, l’incipit e in generale il soggetto restano a lungo impressi.

Ambientato in un futuro temporalmente vicino ma distopico, “Paradise” è scritto e diretto da Boris Kunz e racconta di un mondo in cui la giovinezza è in vendita, nel senso che è proprio possibile sottrarla ad altre persone in cambio di denaro. In questo modo i ricchi diventano eternamente prestanti mentre i poveri hanno la possibilità di migliorare la propria qualità della vita al prezzo di invecchiare di colpo proprio del numero di anni venduti.

In un tale contesto la trama del film si concentra su una giovane coppia, quella composta da Elena (Marlene Tanzcik) e Max (Kostja Ullmann). I due hanno un’esistenza quasi perfetta ma, a seguito di un problema inaspettato, si ritrovano a dover saldare un debito pagando proprio con 40 anni della vita di Elena. Derubati di un futuro insieme, sanno che nulla sarà più come prima ma Max, che lavora proprio per chi ha in pugno il sistema, tenterà di tutto per tornare in possesso di quanto perduto.

La AEON, società multimiliardaria che ha sviluppato la biotecnologia in questione, ha il merito di donare anni a scienziati e Premi Nobel che possono così operare più a lungo per il bene collettivo, il che rende difficile vedere nell’organizzazione il male assoluto come fa invece un gruppo di ribelli che la osteggia a colpi di attacchi terroristici. Il fascino di “Paradise” sta nel fatto che entrambi i fronti, quello a favore della tecnologia di “trasferimento” del tempo da una persona all’altra così come quello che vede in tale brevetto la disumanità al potere, mischiano intenti angelici e modi diabolici. Inoltre i donatori sono soggetti attivi, che evidentemente considerano equo lo scambio, perciò il confine tra vittime e carnefici è labile e moralmente ambiguo.

Quel che più turba e allo stesso tempo stimola durante la visione di “Paradise” è la nascita spontanea nello spettatore di interrogativi interiori che solleticano il suo sistema valoriale. Sarebbe disposto a vendere parte della sua vita per soldi? Oppure preferirebbe spendere parte dei suoi soldi per ringiovanire? Siamo sinceri, entrambe le cose avvengono già nel nostro presente.

Chi fa un lavoro che non ama alla fine baratta il proprio tempo in cambio di denaro, mentre molti di quelli che ambiscono a restare giovani hanno la possibilità di ricorrere a costosi interventi estetici. Certo, nel futuro distopico del film il problema diventa etico: la moneta di scambio è proprio la gioventù, vista da taluni come un assegno in bianco e da talaltri come l’unico vero status symbol da possedere. Ma in una società in cui la forma è sempre più percepita come sostanza, l’ipotesi di una pratica a dir poco politicamente scorretta come quella narrata non pare così fantascientifica. L'egoismo umano è il vero villain sullo schermo come fuori da esso.

Peccato solo che le grandiose potenzialità narrative che generano interesse nella prima parte sfumino poi inespresse in una seconda mai coinvolgente e dal ritmo altalenante: le dinamiche affettive, i dilemmi etici e il turbamento psichico dei protagonisti lasciano il posto alle

solite scorribande da pellicola d’azione.

Sugli stessi argomenti si segnala da recuperare “In Time”, film del 2011 scritto e diretto da Andrew Niccol e con protagonisti Justin Timberlake e Amanda Seyfried.

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