Safe House, la vera tortura a cui si è sottoposto Denzel Washington per il film

Per dare quanta più verosimiglianza possibile al suo ruolo, Denzel Washington ha provato davvero sulla sua pelle una forma di tortura

Safe House, la vera tortura a cui si è sottoposto Denzel Washington per il film

Safe House - Nessuno è al sicuro è il film del 2012 diretto da Daniel Espinosa che va in onda questa sera alle 21.00 su Italia 1. Secondo i dati registrati da IMDB la pellicola è stata il maggior successo economico per un film diretto da un regista svedese nella storia del cinema.

Safe House - Nessuno è al sicuro, la trama

Matt Weston (Ryan Reynolds) è un giovane agente della CIA che sta ancora imparando il mestiere. La sua missione è quella di fare da guardiano a una "safe house" - nome in codice per nascondiglio - a Cape Town, in Sudafrica. Il suo lavoro non lo soddisfa e questa frustrazione costante spinge Matt a fare continue richieste al capo David (Brendan Gleeson) per poter cambiare assegnazione. Un giorno, arriva in città Tobin Frost (Denzel Washington), ex agente della stessa agenzia governativa che ora si è dato al crimine. Per sfuggire e degli uomini che vogliono la sua testa, Tobin decide di consegnarsi al Consolato statunitense, dove viene prese in custudio e portato proprio nella safe house. Ben presto, però, il nascondiglio viene preso di mira e attaccato brutalmente e questo spingerà Matt e Tobin a fare quasi squadra comune per avere salva la vita in una situazione che sembra sempre più disperata.

La tortura di Denzel Washington

Se Safe House - Nessuno è al sicuro è riuscito ad arrivare al cinema per come gli spettatori lo conoscono, ottenendo anche un ottimo riscontro a livello di incassi al botteghino, il merito è soprattutto della fiducia che Denzel Washington ha riposto nel progetto. Come si legge sul sito dell'Internet Movie Data Base, infatti, la produzione del film voleva licenziare il regista Daniel Espinosa. Questa eventualità, tuttavia, non si è potuta realizzare dal momento che proprio grazie a una clausola contrattuale voluta da Denzel Washington sull'approvazione del metteur en scéne per partecipare al film, Daniel Espinosa - che di recente ha diretto il deludente Morbius premiato ai Razzie Awards - ha potuto portare a termine il proprio lavoro. Questo perché nonostante ci fossero ampie divergenze artistiche tra il regista e i produttori, Denzel Washington era il nome di punta del film e non si poteva o voleva rischiare di perdere la star della pellicola.

Inoltre Denzel Washington ha voluto dare tridimensionalità e verosimiglianza al personaggio che portava sullo schermo, cercando di comprenderne fino in fondo le motivazioni e le reazioni. Per questo l'attore ha deciso di sottoporsi a una vera tortura. Nella scena in cui Tobin Frost viene torturato dagli agenti della CIA in cerca di informazioni, l'attore ha accettato di subire davvero quello che si chiama waterboarding. Secondo l'Huffington Post, il waterboarding o "annegamento simulato", è una forma di tortura che spesso è stata sottoposta anche agli agenti veri e propri come forma di addestramento. A spiegare bene questa forma di tortura è George Wolske, ex membro della Marina che ha detto: "Si tratta di pochi minuti. Ma è davvero molto intenso e reale. Ti mettono su una tavola, in posizione supina, ti legano, non puoi muoverti. Iniziano a versarti acqua in faccia. Ti finisce nel naso, non respiri più. In quel brevissimo istante, ti rendi conto che l'unica cosa che conta davvero nella vita è l'ossigeno.

Puoi fare a meno di un mucchio di cose – ma se non respiri, morirai." Naturalmente Denzel Washington si è sottoposto alla tortura solo per pochissimi secondi a scena, ma questo dimostra senz'altro il gradi di partecipazione dell'attore ai progetti a cui decide di lavorare.

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