“Zombie 100”, su Netflix il potere taumaturgico del memento mori

Horror-comedy stravagante che è la trasposizione live-action di un manga, una presa di coscienza di contenuti d’inquietante attualità e un monito a mordere la vita riscoprendosi umani

“Zombie 100”, su Netflix il potere taumaturgico del memento mori
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Zombie 100 – Cento cose da fare prima di non-morire, nuovo titolo del catalogo Netflix, è l’adattamento live-action di un manga e si presenta come una commedia horror piena di azione. Pensare di trovarsi di fronte all’ennesimo film sugli zombie sarebbe però a dir poco riduttivo. Questa è un’opera strettamente legata all’attualità e in grado di dare risposte a qualcosa su cui l’uomo si interroga da sempre, ovvero il senso della vita.

Senza dimenticare di fornire la giusta dose di divertimento surreale, “Zombie 100” dice molto dei tempi in cui viviamo e traccia la strada verso la libertà.

Akira Tendo (Eiji Akaso) lavora in un'azienda sentendosi più morto che vivo perché è uno schiavo salariato di 23 anni che subisce le angherie di un capo tirannico e disumano. Una mattina si sveglia e scopre che la città è invasa dagli zombie. Superato lo smarrimento, grida di gioia: non ha più l’obbligo di andare in ufficio. La ritrovata libertà, agguantata mentre intorno si scatena l’inferno, smuove nel ragazzo la voglia di spendere al massimo il quotidiano, facendo quel che può renderlo felice. Col pericolo di finire cibo per zombie, ogni ora diventa preziosa e piena di potenziale. Rinascere sull’orlo del morire significa per lui compilare una lista di piccole azioni che desidera compiere da tempo come pulire finalmente la casa, tingersi i capelli, fare SUP yoga e così via. Il suo sguardo però andrà oltre l’appagamento personale grazie al viaggio intrapreso con la sopravvissuta Shizuka (Mai Shiraishi) e con il suo vecchio amico Kencho (Shuntaro Yanagi). Con loro Akira capirà il potere dell’empatia, l'unica ricchezza in grado di dare significato all’esistenza.

Grazie ad un cast all’altezza, sarà facile per lo spettatore vedere riflesso un po’ di sé in almeno uno dei personaggi. Si va da chi si trova incastrato a svolgere lavori umili e sottopagati a chi si trincera dietro una corazza ed è incapace di chiedere aiuto, ma ognuno è prigioniero di qualcosa, fisico o mentale che sia.

“Zombie 100” fa da specchio a un mondo, quello reale, che sappiamo essere avviato alla rovina. Quanto all’idea di pandemia, pur venendo in mente a tutti quella del Covid, la narrazione mostra ne esista una ben più endemica e apparentemente irrisolvibile: quella che vede l’essere umano inconsapevole del proprio agire, una sorta di non morto che vive sotto il giogo di diktat esterni.

Buona parte dell’umanità sembra essere preda della sindrome di Stoccolma, obnubilata com’è dalle richieste di carnefici variamente assortiti: si va dal capitalismo tossico all’omologazione da social media. La zombitudine inconsapevole è la regola o quasi. Per questo motivo il giungere di una situazione d’emergenza può spezzare il maleficio abbastanza a lungo da permettere il risveglio; del resto il sonno dell’empatia genera forse più mostri di quello della ragione.

“Zombie 100” insomma dona una prospettiva diversa, permettendo di cogliere come i problemi siano opportunità per uscire dallo stallo, affrancarsi dalla ruota del criceto e andare a prendersi ciò che si vuole davvero.

Un monito a iniziare a scegliere se stessi, evitare i rimpianti e riconnettersi con la felicità delle piccole cose, prima che sia troppo tardi.

Al momento il film è disponibile con i sottotitoli in italiano ma non doppiato nella nostra lingua. Poco male, del resto per "Squid Game" fu lo stesso e la cosa non ne inficiò il successo.

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