In cinque mesi 12 mila multe Il paese si ribella all’autovelox

Già il nome, Traffiphot (si pronuncia traffifot), suggerisce che la fregatura è in agguato. Del resto si sa che, in tema di autovelox, non c’è mai da aspettarsi buone notizie.
Ma ciò che accade a Riparbella - ridente (almeno fino a prima che installassare il Traffiphot) paesino in provincia di Pisa - è clamoroso: in cinque mesi 12mila multe per eccesso di velocità. Una benefica trasfusione per le casse del Comune e un terribile salasso per il portafoglio degli automobilisti. Che quindi hanno deciso di riunirsi nel comitato «No gabelle»: «Già, perché questa che ci sta perseguitando, è proprio una gabella di stampo medioevale... », protestano i tartassati coalizzati a furor di verbali. Così dalle contravvenzioni conteste si è presto passati alla carta bollata. Denunce, controdenunce e via reclamando in un ginepraio di cavilli che l’ultimo numero di Quattroruote ha ricostruito dettagliatamente.
Intanto sulle 12mila multe che hanno fatto scoppiare la rivolta di Riparbella la Procura di Livorno ha aperto un’inchiesta, mentre il giudice di pace di Cecina ha già annullato una bella paccata di multe; indagini e sentenze che ricoprono anche una valenza extraterritoriale, facendo giurisprudenza per tutto il popolo dei motorizzati col l’abitudine di pigiare troppo sull’acelleratore.
A dire il vero il tormento di Riparbella non è roba recente: di questo paese stangato dall’autovelox si era cominciato a parlare fin dal 2005, quando il sindaco (ciclista convinto) ha la brillante idea di sostituire i vecchi impianti di «rilevazione di velocità» con due fiammanti Traffiphot di ultima generazione. Il Traffiphot è fabbricato in Germania: non si distrae mai e stanga che è un piacere. Ma è nel 2006 che il bubbone scoppia in tutta la sua virulenza: c’è chi riceve fino a 22 verbali da 150 euro l’uno, roba da ridurre sul lastrico perfino un riccone; per non parlare dei punti tagliati dalla patente.
Immortalato nelle foto diventate il terrore di Riparbella c’è sempre lo stesso tratto stradale: i 26 chilometri tra Cecina e Saline di Volterra suddivisi «in 20 micopercorsi percorribili tra 50 e 90 chilometri orari». Un limite che non ha alcun senso in termini di sicurezza stradale, ma che sembra essere stato concepito solo come «strumento vessatorio per l’utente». Frase, quest’ultima, non pronunciata dai multati, ma dal Provveditorato interregionale alle Opere pubbliche che aggiunge nella sua relazione: «L’ubicazione dell’apparecchiatura non ha valenza ai fini preventivi e garantisce solo un alto rendimento economico per il gestore e l’amministrazione municipale».
Ghero Fontanelli, il presunto sindaco-gabellatore, si difende come un leone e dichiara a Quattroruote: «Il Comune è stato costretto a disattivare gli apparecchi, ma ricorreremo in Cassazione.

Quello che mi amareggia in questa vicenda è che si disquisisce su questioni tecniche perdendo di vista il senso dell’operazione-sicirezza che abbiamo fatto, Si guarda la pagliuzza e si perde di vista la trave».
Guidare piano senza l’incubo della supermulta servirà forse a vedere meglio sia l’una, sia l’altra.

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