«La città è vitale e ha ancora il passo futurista»

Massimiliano Finazzer Flory è l’assessore alla cultura del Comune di Milano. Nominato lo scorso ottobre dal sindaco Letizia Moratti ha, nei suoi pochi mesi di attività, affrontato di petto la questione della vitalità culturale di Milano.
Assessore, Milano è solo la città della moda, del design? Per il resto è la Cenerentola d’Europa come ha scritto il «Financial Times»?
«La prima cultura di una città è quella che si rapporta al territorio. E Milano è ancora una città che dà forma alle cose, dove la cultura del fare coincide con il saper fare le cose. È una città vitale, non c’è solo la moda o il design... Stiamo ottenendo buonissimi risultati anche in altri settori. Numeri alla mano: dal primo gennaio al 31 marzo i musei civici hanno riscontrato un aumento di visitatori del 40% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente... Ma non solo, stiamo lanciando una serie di progetti innovativi, da qui al 2015, con un budget di più di cento milioni di euro...».
Quali sono i punti di forza della cultura a Milano?
«Milano è una città in cui la cultura esce dalle istituzioni, dove il teatro va per strada, dove ci sono un sacco di associazioni, di studi di architettura che pensano e progettano... È una città veloce che ha mantenuto il suo passo futurista...».
Le debolezze invece?
«Sono debolezze che nascono proprio da questa sua stessa vivacità spontanea. È spesso mancata una programmazione una regia che avesse una progettualità di grande respiro... È mancata la regia delle istituzioni e a questo stiamo cercando di provvedere. L’assessore deve comportarsi come un regista e non come un’attore sulla scena... Così abbiamo già attivato tutta una serie di interventi, come l’allargamento del museo archeologico e l’apertura del museo dell’Arengario che attendeva da anni... Entro il 2011 ci sarà anche il museo sulle culture extraeuropee».
E la Milano editoriale?
«Tra il 21 e il 24 agosto ci sarà un congresso mondiale dei bibliotecari, con più di 5mila presenze... A marzo abbiamo avuto le tre giornate della lettura...».
Le lancio una provocazione: non funziona proprio tutto. Quando ha organizzato la versione «teatrale» della rissa futurista in Galleria i vigili urbani hanno persino cercato di multarla. Lei che è l’assessore...
«È indubbio che delle resistenze passatiste ci siano, che a volte si cada nel noioso e nel burocratico. Il sistema a volte soffoca mentre la città chiede più movimento. Noi stiamo aprendo nuovi spazi alla cultura come la biblioteca Valvassori Peroni che è enorme e in periferia...».
Veniamo alla questione della comunicazione culturale. Milano forse si è venduta male... Il riflettore sul singolo evento e ombra sul contesto...
«È vero. In primo luogo un certo tipo di intellettuali engagé ha sempre storto il naso sul binomio economia/cultura. Un binomio che invece a Milano, nella sua polarità, è una molla produttiva. Poi c’è la grande questione: usare l’evento per comunicare il territorio. Quando ho scoperto, commissionando un sondaggio, che moltissimi milanesi non sapevano con esattezza dove fosse la Pietà Rondanini, ho subito deciso di posizionare la mostra del Crocifisso di Michelangelo proprio negli spazi della Pietà.

Ed entrambe le opere sono serviti a comunicare l’importanza del Castello Sforzesco...».
Funziona?
«Sì il versante della comunicazione è importantissimo. Certo, anche voi giornalisti a volte parlate a spanne, senza neanche aver visto la mostra. E io mi arrabbio...».

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