Irpef, il governo corre ai ripari: “Correggiamo la norma e applichiamo le nuove aliquote”

Il presidente leghista della commissione Attività produttive della Camera Alberto Gusmeroli: "C'è stato un errore: da qui a giugno si sistema l'errore. Questo è quello che deve fare un paese civile"

Irpef, il governo corre ai ripari: “Correggiamo la norma e applichiamo le nuove aliquote”
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"Gli acconti si pagano a giugno. C'è stato un errore: da qui a giugno si sistema l'errore. Questo è quello che deve fare un paese civile", ha dichiarato Alberto Gusmeroli (Lega), presidente della commissione Attività produttive della Camera, in merito alla questione degli acconti Irpef che sarebbero calcolati a quattro aliquote, nonostante la riforma voluta dal governo Meloni le abbia ridotte a tre dall’anno scorso. Questo meccanismo, secondo la Cgil, comporta un'ingiustizia per molti contribuenti, costretti a versare più del dovuto solo per poi recuperare le somme il prossimo anno. "Ci si è dimenticati di una norma precedente", ha replicato Gusmeroli.

La criticità principale evidenziata riguarda il fatto che, per il calcolo dell’acconto Irpef e delle relative addizionali, si torni temporaneamente alle quattro aliquote precedenti alla riforma, penalizzando in particolare i lavoratori dipendenti, gli autonomi fuori dalla flat tax e i pensionati. Il risultato è che molti contribuenti vedranno calcolato un debito che ridurrà il loro credito o aumenterà l’importo da versare, per poi essere restituito l’anno successivo.

Il ministero dell’Economia ha confermato il "disallineamento", definendolo però "temporaneo ed evidentemente non strutturale". Secondo il Mef, "il problema non riguarda tutti i lavoratori dipendenti, ma solo i titolari di altri redditi", per i quali "è più probabile che risulti dovuto l’acconto, che gli stessi dovranno versare sulla base delle aliquote ‘vecchie’ per poi recuperare in futuro le maggiori imposte versate".

La Cgil, tuttavia, contesta questa lettura e sostiene che il problema non riguardi solo i titolari di altri redditi. Secondo un esempio elaborato dal Caf del sindacato, un lavoratore dipendente con un reddito lordo di 41.360 euro dovrebbe avere un credito di 165 euro sulla base delle nuove aliquote. Tuttavia, applicando il calcolo con le vecchie aliquote, si troverebbe invece in debito di 95 euro, riducendo il suo credito a soli 70 euro. L'anno prossimo riavrà i 95 euro trattenuti quest'anno.

"Lo Stato fa cassa con anticipi non dovuti", affermano Christian Ferrari, segretario confederale Cgil, e Monica Iviglia, presidente Caaf Cgil, denunciando il

meccanismo come una forzatura a danno dei contribuenti. Il Mef ha ribattuto sostenendo che, quando la norma è stata scritta, "il taglio dell’Irpef era temporaneo". Solo la legge di Bilancio 2025, infatti, lo ha reso strutturale.

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