
Le modifiche abusive al tetto di un condominio rappresentano una questione delicata, spesso causa di controversie tra condòmini. Il tetto, infatti, è considerato una parte comune dell’edificio, come stabilisce l’articolo 1117 del Codice Civile. La sua funzione principale è quella di proteggere l’intero stabile dagli agenti atmosferici, garantendo la stabilità strutturale e il comfort abitativo di tutti i condòmini. Proprio per questo motivo, qualsiasi intervento su questa parte dell’edificio deve essere attentamente valutato e autorizzato dall’assemblea condominiale. Consideriamo i vari aspetti della questione.
Che cosa si intende per modifica abusiva
Quando si parla di modifica abusiva, si fa riferimento a interventi realizzati senza il consenso dell’assemblea o senza rispettare le normative vigenti. Tra i casi più comuni ci sono l’apertura di lucernari o abbaini, la realizzazione di terrazze o sopraelevazioni, oppure l’installazione di antenne o pannelli solari senza le necessarie autorizzazioni. Anche modifiche che, pur essendo di piccola entità, alterano l’aspetto estetico dell’edificio o compromettono la funzionalità del tetto, rientrano nella categoria degli abusi.
Cosa dice la legge
La legge, in particolare l’articolo 1102 del Codice Civile, consente a ciascun condòmino di utilizzare le parti comuni, ma con un limite preciso: non deve alterarne la destinazione né impedire agli altri di goderne nello stesso modo. Inoltre, l’articolo 1122 vieta espressamente di eseguire opere che possano danneggiare l’edificio o pregiudicare il godimento delle altre unità immobiliari. Pertanto, interventi che modificano la struttura o l’aspetto del tetto richiedono sempre il consenso dell’assemblea condominiale.
Possibili conseguenze per l’azione abusiva
Le conseguenze per chi realizza una modifica abusiva non si limitano al solo obbligo di ripristino. Da un punto di vista civile, il condòmino può essere condannato anche al risarcimento dei danni causati agli altri condòmini o all’edificio. Sul piano amministrativo, inoltre, potrebbero essere applicate sanzioni pecuniarie per violazioni delle normative edilizie e urbanistiche. Nei casi più gravi, quando l’intervento compromette la sicurezza dell’edificio, possono configurarsi reati penali, come il danneggiamento o il pericolo per la pubblica incolumità.
Le azioni degli altri condòmini
Nel caso in cui una modifica venga effettuata senza autorizzazione, gli altri condòmini hanno il diritto di chiedere il ripristino dello stato originario. Questo obbligo è stato ribadito più volte dalla giurisprudenza, che ha sottolineato come nessun condòmino possa arrogarsi il diritto di intervenire sulle parti comuni senza il consenso dell’assemblea. La Corte di Cassazione, ad esempio, con la sentenza n. 27154/2018, ha stabilito che qualsiasi alterazione della copertura dell’edificio richiede l’approvazione dell’assemblea e, in caso contrario, il responsabile deve riportare il tetto al suo stato originale a proprie spese.
In aggiunta, i condòmini possono agire legalmente sia in sede civile che amministrativa. In sede civile, possono promuovere un’azione giudiziaria per ottenere l’inibitoria delle opere abusive e il risarcimento di eventuali danni subiti.
In ambito amministrativo, possono segnalare l’abuso alle autorità competenti, come il Comune o l’Ufficio Tecnico, che possono imporre sanzioni e ordinare il ripristino. Infine, l’amministratore di condominio ha il dovere di tutelare gli interessi della collettività condominiale, segnalando eventuali abusi e convocando l’assemblea per decidere le azioni da intraprendere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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