La Cassazione smaschera i furbetti del reddito di cittadinanza. Così rischiano il carcere

Sarà punibile non solo chi testimonia il falso per accedere al beneficio ma anche il contribuente che fa altrettanto per ottenere un assegno più cospicuo di quello spettante

La Cassazione smaschera i furbetti del reddito di cittadinanza. Così rischiano il carcere

Stop ai furbetti del reddito di cittadinanza: come determinato dalla recente sentenza della corte di Cassazione, i contribuenti che non dichiareranno la separazione dal coniuge per poter intascare un assegno più cospicuo potranno subire il carcere, anche nel caso in cui dovessero risultare indigenti. Col provvedimento numero 5440, dunque, gli Ermellini hanno creato un precedente a riguardo, respingendo il ricorso presentato da un cittadino.

Il caso

Nell'episosio finito in tribunale, il diretto interessato aveva dichiarato dinanzi alla Corte di coabitare con la oramai ex moglie e di averla, per questo motivo, nello stato di famiglia. I giudici, tuttavia, non hanno ritenuto valide le motivazioni presentate, condannando l'uomo in via definitiva a un anno e mezzo di reclusione. La Terza sezione penale ha fatto riferimento, nello specifico, all'applicazione dell'articolo 7, comma 1 del decreto legge 4 (2019):"Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, al fine di ottenere indebitamente il beneficio di cui all'articolo 3, rende o utilizza dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero omette informazioni dovute, è punito con la reclusione da due a sei anni". Secondo la corte di Cassazione, tale disposizione è da ritenere riferibile non esclusivamente a quei casi in cui dichiarazioni mendaci, documenti falsi oppure attestanti cose non vere o ancora omissioni di informazioni siano finalizzati ad ottenere il reddito di cittadinanza anche nel caso in cui tale beneficio non spetti al contribuente. Gli Ermellini, infatti, hanno sancito che il sopra citato articolo possa essere esteso anche a quei casi in cui i medesimi stratagemmi (informazioni mendaci, documenti falsi o omissioni) siano utilizzati dal cittadino per ottenere un importo maggiore del reddito di cittadinanza rispetto a quello che in realtà spetterebbe, esattamente come accaduto nel procedimento preso in esame in tribunale.

Per "beneficio indebitamente ottenuto", si intende quindi anche quello di maggiore consistenza rispetto al totale spettante per le proprie condizioni.

Ecco perchè aver mentito sulla composizione del proprio nucleo familiare, alla luce della separazione dal coniuge, è un atto che può rientrare nell'ampliamento della casistica del sopra citato articolo: la rata da erogare, nella condizione dichiarata dal percettore, era quindi superiore rispetto a quella che gli sarebbe spettata nel caso in cui la sua situazione fosse stata presentata correttamente. Da ciò deriva la condanna a un anno e mezzo di reclusione.

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