«Deportazioni». Il termine - forte, estremo, inadeguato - serpeggiava viscido ieri tra i passanti che si sono trovati ad assistere alle scene dei ghisa che salivano sui mezzi pubblici e, dopo aver individuato gli immigrati privi di biglietto, li facevano scendere, li controllavano e, se trovati senza documenti didentificazione o permesso di soggiorno, li accompagnavano su un mezzo dellAtm per portarli al loro comando di via Pietro Custodi per fotosegnalarli e poi condurli allufficio immigrazione della questura.
«Sono controlli che i vigili del Nucleo tutela trasporto pubblico (Nttp) fanno da sempre in accordo con Atm - fa notare il comandante della polizia municipale Emiliano Bezzon al quale la parola deportazioni fa una certa repulsione -. Ieri, semplicemente, abbiamo chiesto allazienda trasporti di fornirci un mezzo, di darci una mano, insomma, a trasportare al nostro comando gli immigrati trovati irregolari sui mezzi. Loro ci hanno mandato il pulmino che porta solitamente i tifosi a S. Siro. E che sembra un blindato».
I controlli sono iniziati lunedì e sono continuati fino a ieri. Con 43 stranieri senza biglietto fatti scendere dai mezzi considerati più «a rischio» dal punto di vista della criminalità - i filobus della linea 90 e 91 (le due circolari filoviarie) e i tram 15 (Duomo/Rozzano) e 3 (Gratosoglio/piazzale Bausan) - e controllati. Nel dettaglio: sono stati 16 gli immigrati fermati lunedì, 12 martedì (tra questi cera un egiziano con un ordine di carcerazione del gip di Milano dopo che, unoperazione dei carabinieri di Sondrio, accusava il nordafricano di essere a capo di una banda di spacciatori) 5 mercoledì (tra i quali due cittadini del Bangladesh arrestati perché già destinatari di un ordine di espulsione: uno è già stato giudicato per direttissima e, nonostante il giudice abbia convalidato larresto, è stato rimesso in libertà) e, infine, 10 ieri mattina quando è scoppiato lo «scandalo».
E a chi parla senza mezze misure di deportazioni facciamo notare due cosette. Ovvero: è un dato di fatto che la maggior parte degli stranieri clandestini non paga il biglietto sui mezzi pubblici di superficie sperando di farla franca. E (come accade, tra laltro, anche agli italiani) se scoperti dai vigili che, da sempre, hanno il compito di controllare tutta lutenza dei mezzi pubblici di superficie, queste persone vengono accompagnate giù dal mezzo e, prima di multarli, gli si chiedono i documenti. Che, con gli immigrati, significa anche pretendere di vedere il permesso di soggiorno.
«I vigili, però, non si sono messi a dare la caccia ai clandestini e perdipiù su ordine del governo» conclude Bezzon, ieri bersagliato di telefonate.
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