Clima da tutti a casa: l’onorevole resta solo e parla ai banchi vuoti

Roma«Onorevoli colleghi!», buon riposo, ovunque voi siate. Certo non nell’aula di Montecitorio, 629 sedie vuote ed una occupata dal deputato cui, ieri, toccava parlare da solo, tipo eremita nel deserto. Un’immagine desolante di un Parlamento disoccupato, immobile, svuotato, effetto simile ad uno stabilimento balneare a dicembre. Una scena da immortalare per farla vedere agli amici, se solo si potesse. Invece no, la Camera è in letargo, ma la burocrazia è vigile come una faina. Se provi a scattare una foto al Transatlantico monocratico, il commesso che prima sonnecchiava sbirciando il cellulare in caso arrivi sms, si trasforma in una guardia svizzera e ti assale, col fiatone perché l’illecito di cui ti stai macchiando dev’essere di quelli gravi. Ci spiega, dopo essersi assicurato che la foto proibita sia stata distrutta, che un giornalista non può fare fotografie, sennò sarebbe un fotografo. Lapalissiano. Viceversa il fotografo può fare foto (come quella che mettiamo qui a fianco) ma probabilmente non può prendere appunti, cosa che giustamente spetta al giornalista cui è severamente vietato fotografare, salvo autorizzazione apposita da far pervenire a Montecitorio entro e non oltre le calende greche. Un bizantinismo assurdo di fronte ad una scena altrettanto surreale, la Camera degli assenti, il Parlamento dei muti, il deputato che si fa una domanda e si da una risposta. Lui, Carmelo Lo Monte di MpA - Alleati per il Sud, dal monitor dell’atrio sembra intento in un normale intervento d’aula, ascoltato da una qualche platea, magari non estesa, ma qualcuno che lo ascolti sui banchi sì, invece diventa protagonista di un film paranormale se solo ti affacci nella tribuna stampa: solo come un cane (una classe delle medie era in visita alla Camera ieri, speriamo non li abbiano portati in aula, poi dice che c’è l’antipolitica...). Tra l’altro, il deserto di Montecitorio accade in piena crisi, e non solo politica, coi famosi «problemi del Paese» cui tutti si attaccano per lamentare che, causa avversari nemici dell’Italia, non si riesce a lavorare. Su questo possiamo testimoniare che la politica non mente: a Montecitorio non si lavora proprio.
Da metà ottobre la Camera ha approvato sostanzialmente solo una legge, quella sul maltrattamento degli animali, sacrosanta ma non proprio fondamentale per le sorti della Repubblica. Con una pausa dal 30 ottobre all’8 novembre, per riprendersi dalla faticata. Il resto sono palleggi, pretesti per mettere qualcosa all'ordine del giorno e allungare il brodo, tanto l'arrosto sul piatto si sa che non arriva. Di fatto i deputati lavorano solo il mercoledì, molti arrivano la mattina di quel giorno e ripartono la sera stessa. Gli altri sei giorni è vacanza, ben pagata. Al giovedì, come ieri, il rito prevede le «interpellanze urgenti». Talmente urgenti che non ci va nessuno, tranne l’interpellante che recita il suo copione a teatro vuoto. Anche se parlano di «problemi reali» tipo il servizio di Trenitalia in Sicilia o le contraddizioni dell’inchiesta Why not, l’aula del giovedì è una barzelletta.
Si sfornano i soliti cornetti croccanti alla buvette, vero cuore pulsante del Parlamento. Lavorano un po’ le commissioni, ma mica tanto, e quei pochi deputati che ordinano il caffè al barista in livrea escono da lì. Il luogo però simbolo del pantano in cui è sprofondata la legislatura resta l’aula, specchio del Paese e in questo caso spaventoso deserto di anime. Gli stessi tromboni che si riempiono la bocca di salvezza nazionale e senso delle istituzioni si guardano bene da frequentare Montecitorio quando non è strettamente indispensabile. La bella politica è uno slogan utile, ma bugiardo come pochi. La politica che interessa è solo quella che poi deplorano in pubblico. Chi va con chi? Chi vince e chi perde? Ma i finiani cosa vogliono? Elezioni o governo tecnico o rimpastino? E l’Udc ci sta ad Berlusconi bis? E Berlusconi fa il bis? E Bossi media? Col dito medio? Non scherziamo.
Fannulloni è eccessivo, più che altro disoccupati di lusso. I finiani facevano i secchioni qualche mese fa: «Il Parlamento fa il notaio del governo, ratifica quel che fanno i ministri e niente più». Risultato del fighettismo istituzionale? Non fanno neppure più quello.

Tutti fermi, nessuno si muova, c’è da capire cosa vuole Briguglio. Non voli una mosca in aula, piuttosto tutti a casa, finché Granata non chiarisce le sue condizioni. Poi a lavoro, basta poltrire, novembre è appena iniziato. Mancano almeno 5 giorni di lavoro prima che finisca.

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