In coda per il permesso oltre 400 rifugiati «Un trucco per restare»

La situazione dei rifugiati politici sta diventando un problema molto serio ovunque in Italia. Ieri mattina oltre quattrocento stranieri - perlopiù del Bangladesh e la maggior parte clandestini - infatti, si sono riversati in questura per richiedere l’asilo politico. Così l’ufficio immigrazione di via Montebello è stato letteralmente invaso da questi richiedenti asilo spinti dalla necessità di avere un pezzo di carta che li faccia restare sul territorio nazionale il più a lungo possibile. Anche perché la polizia è costretta ad accettare indistintamente tutte le domande che vengono presentate nonostante, in realtà, poi la maggior parte verranno bocciate dalla commissione territoriale preposta ai rifugiati al termine dell’istruttoria. E il perché è presto detto: il fatto di richiedere asilo politico per tanti è un escamotage per ottenere un permesso di soggiorno difficilmente revocabile anche nel momento in cui vengano commessi dei gravi reati. Sono numerosi infatti gli stranieri che, godendo dello status di rifugiati, non esitano a delinquere senza scrupoli, sicuri che difficilmente verranno espulsi.
È preoccupato Francesco De Vito, segretario provinciale dell’Ugl polizia di Stato, dopo che questa massa di stranieri ha procurato numerosi problemi all’ufficio asilo politico che, con un organico di soli nove poliziotti, fatica non poco a trattare le migliaia di pratiche in carico. «Sono state date infatti nuove disposizioni al personale in servizio all’ufficio rifugiati - dichiara De Vito - affinché ogni cittadino extracomunitario richiedente asilo politico venga munito di un invito a presentarsi per la trattazione dell’istanza. Il problema è che, dato l’alto numero degli stranieri, non è possibile effettuare alcun accertamento sull’identità né tantomeno su eventuali provvedimenti di natura giudiziaria e pertanto si corre il rischio di “legalizzare” situazioni al limite della legge. Esponendo così i poliziotti a eventuali responsabilità di natura penale nel momento in cui, senza le opportune verifiche, si invitano gli stranieri a tornare all’ufficio immigrazione mentre a loro carico potrebbero esserci, per esempio, provvedimenti di cattura, espulsioni o ordini del questore».
Sicuramente dietro queste presentazioni di massa ci sono personaggi senza scrupoli, magari collegati a organizzazioni malavitose o addirittura al crimine organizzato, pronti a speculare su questi poveracci.

Già l’anno scorso una fantomatica associazione, promettendo permessi di soggiorno, era scomparsa con migliaia di euro presi per un’inesistente assistenza. «È una truffa - spiega un sindacalista - qualcuno ci guadagna dei gran soldi».

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