Dalla collezione Guggenheim ai restauri Una famiglia di moderni mecenati

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Portare nelle piazze storiche di una città come Mantova opere di arte contemporanea è una scommessa. Non è la prima nel settore, per Lubiam. L'azienda - marchio noto nel settore del menswear sartoriale di alta gamma che si fregia di una storia lunga 105 anni con generazioni di Bianchi che, dopo il fondatore Luigi, si passano con orgoglio il testimone al timone del gruppo non è nuova al sostegno della cultura. «Abbiamo accolto con entusiasmo sin da subito la possibilità di collaborare con un maestro come Hidetoshi Nagasawa - ci spiega Giulia, ultimogenita di Giuliano Bianchi, presidente di Lubiam -. Stiamo assistendo a un momento magico per Mantova, in cui si sta creando un'atmosfera di enorme interesse e vivacità. La nostra azienda ha da sempre riservato un'attenzione particolare al mondo dell'arte contemporanea». Un mecenatismo intenso, quello della famiglia Bianchi. Negli ultimi anni ha collaborato con la sezione didattica della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia e numerosi sono stati gli interventi a sostegno dei restauri di gioielli artistici del territorio mantovano, quali il complesso domenicano di Susano e il restauro delle cinquantadue sculture polimateriche della Basilica delle Grazie. L'arte è entrata in Lubiam quando in Italia ben pochi praticavano mecenatismo e ancor meno privati sostenevano il lavoro degli artisti contemporanei: significativo che nel 1972 sia stato istituito il Premio Lubiam, un concorso che ebbe dieci edizioni destinate a valorizzare i migliori creativi del tempo, con un'ampia eco anche a livello europeo.

Lo vinsero nomi del calibro di Renato Guttuso, Aligi Sassu, Hans Hartung, per dare un'idea del livello dei partecipanti al contest. Oggi molte opere legate al premio appartengono all'affascinante collezione permanente esposta nella sede dell'azienda, a dimostrazione del profondo legame tra pratica artistica e sapienza artigianale.

FAm

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