«COMMISSARIATO», ATTENTI ALLA DOCUFICTION

«COMMISSARIATO», ATTENTI ALLA DOCUFICTION

Finora le forze dell'ordine, si chiamino Polizia o Carabinieri o Ris o Guardia di Finanza, hanno avuto piacere a farsi rappresentare dalle fiction. Tanto è vero che offrono consulenze dirette agli sceneggiatori, sovrintendono spesso ai copioni, mettono al servizio le loro stesse strutture logistiche. Se traggano un effettivo giovamento da queste trasposizioni televisive è una questione aperta, si sa che l'immagine è ormai (quasi) tutto nell'era moderna e si pensa che la televisione la favorisca, rendendo le forze dell'ordine più familiari e «umanizzate» presso il grande pubblico proprio grazie alle fiction (anche se non pochi poliziotti e carabinieri comuni, attraverso i siti e i blog su internet, prendono spesso le distanze da certe rappresentazioni troppo macchiettistiche del proprio lavoro). Da un po' di tempo però le forze dell'ordine non si limitano più a farsi rappresentare dalle fiction, ma si stanno spingendo ancora più in là. E al pari di medici e infermieri, che già da tempo hanno messo a disposizione delle telecamere i locali del Pronto Soccorso, le sale operatorie, i reparti di maternità, stanno facendo un altro passo - questa volta più realistico - sulla strada della documentazione televisiva delle proprie azioni «sul campo». Commissariato (giovedì sul canale satellitare Fox Crime, ore 21,50) ha per esempio convinto i responsabili del distretto romano di polizia Trevi Campo Marzio a farsi riprendere dalle telecamere nello svolgimento quotidiano del loro impegno delicato e rischioso. Il fatto che sia delicato e rischioso, per gli agenti che lo svolgono e ora anche per gli operatori televisivi al seguito, non impedisce che venga ormai dato per scontato che le telecamere debbano essere presenti persino al momento di una operazione condotta in mezzo alla folla, o durante la perquisizione di un'officina sospettata di nascondere un traffico di merce rubata, come si è visto in questa prima puntata sufficientemente inquietante. Inquietante proprio per il principio in sé: consentire alle telecamere di rendere pubbliche operazioni che dovrebbero rimanere private, a maggiore salvaguardia dell'incolumità di tutti, delle più elementari garanzie di prudenza e discrezione e (forse) dell'efficacia stessa delle operazioni di polizia. Il giorno in cui dovesse succedere un tragico incidente proprio a causa della presenza invadente delle telecamere sarà tardi per affrontare la questione.

Nel frattempo si attende (è solo questione di tempo) che un cittadino rimproverato di aver assistito passivamente nella vita di tutti i giorni a qualche aggressione o azione criminosa, senza fare denuncia o intervenire, si difenda così: io denunciare? Io intervenire? Ma io credevo stessero girando una docufiction!

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