Il Comune cancella gli insulti alla Fallaci e chiede scusa coi fiori

Dodici rose bianche per riaccendere «la rabbia e l’orgoglio». Le hanno portate ieri mattina ai giardini «Oriana Fallaci» di via Quadronno, a nome del Comune di Milano, Massimiliano Orsatti, Giovanni Terzi e Maurizio Cadeo, rispettivamente assessori al Turismo, allo Sport e al Decoro e arredo urbano. Davanti all’area verde intitolata da Milano lo scorso 29 giugno, alla grande scrittrice e giornalista fiorentina - di cui ieri si celebrava il primo anniversario dalla morte, avvenuta a New York il 15 settembre 2006 - gli assessori hanno assistito in silenzio mentre un addetto dell’Amsa ripuliva le targhe commemorative esposte sui cancelli del giardino che, nella notte tra giovedì e venerdì, erano state imbrattate con scritte ingiuriose. «Meglio morta (stronza)» erano le offese scritte a pennarello sulla targa apposta sul cancello dell’ingresso principale del giardino pubblico di via Quadronno; «infame meno male che sei crepata» era invece quel che si poteva leggere sulla targa davanti all’entrata secondaria, in via Crivelli.
«Un gesto dal significato becero - ha detto subito Cadeo -. Il Comune fa la sua parte, ripulisce immediatamente, ma che dire del Parlamento, dove giacciono da anni progetti di legge che stabiliscono norme forti per punire gli imbrattatori? Perché il governo non può essere più incisivo? Non chiederei mai di dialogare con i vili che hanno compiuto questo gesto, ma ho provato ad avere un dialogo con quella parte politica che strizza loro l’occhio, che li vuole tutti “graffitari-eroi”. C’è stato qualcuno che ha persino insinuato che pulire certe scritte, come quelle sulla Darsena, rappresenti una sfida lanciata dal Comune a questi imbrattatori. Ci tengo a chiarire che non c’è sfida con questa gente, l’unico patto il Comune l’ha fatto con la gente: è un fatto di civiltà».
«Questo è un atto politico, una sfida politica. Non vedo affinità tra questo gesto e le azioni dei graffitari. - interviene Orsatti - La nostra “rabbia”, quella del Comune di Milano, è per questo gesto vile e meschino, ma sentiamo anche “l’orgoglio” di essere stati i primi, come città, ad aver onorato la Fallaci prima con l’Ambrogino d’oro, poi intitolandole questi giardini. Invito tutti i milanesi a portarle fiori. Le nostre rose sono per chiederle perdono per i responsabili del gesto, “amici“ di un certo mondo delinquenziale, lo stesso che Oriana combatteva».
«In questi giorni si è parlato tanto della proposta, approvata da tutta la giunta comunale, di raccogliere in un unico sacrario dei caduti le spoglie dei partigiani e dei repubblichini, in nome della cosiddetta “riconciliazione“ - conclude Terzi -. Si tratta di un processo naturale, che deve avvenire con uno sforzo congiunto da entrambe le parti politiche, in nome di tutti coloro che sono morti per un ideale. Oriana ha dedicato la sua vita agli ideali in cui credeva.

E gesti anonimi come questo, messo a segno da dei vili, fanno apparire ipocrita l’idea di riconciliazione. Sarebbe bello che oggi (ieri per chi legge, ndr) dal palco del concerto di Mtv, in piazza Duomo, partisse una condanna collettiva contro fatti come questo...».

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