Una lunga notte in un albergo sull'Isola del Giglio, altre due in stato di fermo al carcere di Grosseto, poi gli arresti domiciliari. Mentre la Capitaneria di Porto e la procura di Grosseto cercano di rimettere insieme i pezzi del naufragio della Costa Concordia che, nella notte tra venerdì e sabato, ha portato alla morte di almeno undici persone, il comandante Francesco Schettino continua a confermare la propria presenza al timone al momento dell'impatto. Ma è la decisione del gip Valeria Montesarchio di optare per gli arresti domiciliari a far discutere. Tanto che il procuratore capo di Grosseto Francesco Verusio ha già fatto sapere che la procura sta valutando la possibilità di fare ricorso al tribunale del riesame: "Schettino è uno scellerato, va rimesso in carcere". La gogna mediatica e giudiziaria, insomma, è già iniziata.
Un comandante inesistente, inerte, caduto dalla tracotanza di una "manovra sconsiderata" all’inerzia, rifugiato nel buio di uno scoglio che guarda la nave affondare, incapace anche solo di muoversi. Il gip Montesarchio ha spiegato che, dopo aver ammesso di essere alla guida della nave Costa Concordia il 13 gennaio quando si è schiantata contro gli scogli dell’Isola del Giglio, il capitano ha anche ammesso davanti al gip di "aver sbagliato la manovra di avvicinamento all’isola". Questo deve essere bastato al gip per dare i domicialiari a Schettino che, accusato di omicidio colposo plurimo, naufragio e abbandono della nave, rischia fino a quindici anni di carcere. "La ricostruzione dei fatti - aveva spiegato Verusio - non ha modificato l'impianto accusatorio della procura". Eppure sono scattati i domiciliari e non la custodia cautelare in carcere. Schettino è già tornato nella sua casa di Sorrento. Ma la procura di Grosseto si sta muovendo e sta valutando la possibilità di fare ricorso al Riesame. "Credo che l’ufficio si determinerà ad impugnare l’ordinanza del gip - ha ribattuto Verusio - e a fare ricorso al tribunale del riesame". Insomma, alla procura di Grosseto, la decisione del gip stride. Dal canto suo il gip Montesarchio ha spiegato di non aver ravvisato il pericolo di fuga ma, piuttosto, il rischio di inquinamento delle prove. "Il fatto che ci sia stato abbandono della nave da parte di Schettino non significa che sussista il pericolo di fuga", si legge nella decisione del gip di Grosseto che ricorda come Schettino, pur sceso dalla nave, sia "rimasto alcune ore sugli scogli insieme all’equipaggio". Rimane lo sconcerto. Verusio non ha usato mezzi termini e, facendosi scudo del malcontento palpabile sia in Italia sua all'estero, ha attaccato frontalmente Schettino definendolo uno "sciagurato" che potrebbe anche sottrarsi dalle proprie responsabilità. "Non è stato modificato l’impianto accusatorio e abbiamo richiesto al gip che venga mantenuta la misura cautelare - ha ribadito Verusio - non condividiamo e non riusciamo a capire la ragione per cui il gip ha preso questa decisione".
Aldilà dello scontro sugli arresti domiciliari, restano alcuni punti fermi sulla dinamica della tragedia che ha investito gli oltre 4mila passeggeri della Costa Concordia. Non solo il gip è convinto che quella effettuata da Schettino è stata una "manovra sconsiderata" a causa dell'eccessivo avvicinamento all’isola, ma ha anche sottolineato il fatto che il capitano ha "sottovalutato" il danno alla nave, ritardando poi l’allarme. Non solo. "La manovra di emergenza compiuta dopo l’impatto non esime Schettino dalle sue responsabilità - ha spiegato il gip - era comunque un atto dovuto per limitare il più possibile le conseguenze tragiche di quanto accaduto". Secondo il gip, infatti, il comportamento di buona parte del personale e degli ufficiali, che dopo l'impatto si sono adoperati per aiutare i passeggeri, "smentisce oggettivamente" l’impossibilità dichiarata da Schettino al comandante della Capitaneria di Porto, Gregorio Maria De Falco, di gestire il soccorso a bordo. Tanto incapace di fare qualcosa per la nave e i passeggeri, ma anche di fuggire valutando di asportare la "scatola nera" della nave. Insomma, c'è la conferma che il numero uno della Concordia non fece alcun "tentativo serio" di tornare "almeno in prossimità della nave" dopo essere sbarcato. Nel frattempo, a bordo del colosso, c'erano ancora almeno trecento persone intrappolate.
Nel frattempo il clima si surrisccalda. Sulle televisioni, nazionali e locali, va in onda - ventiquattr'ore su ventiquattro - il processo al comandante, mentre sui social network Schettino è diventato un vero e proprio bersaglio. "Il comandante Schettino è il solito terrone incapace": è il contenuto di una lettera anonima arrivata da Padova alla sede del comune di Meta di Sorrento. I famigliari di Schettino fanno quadrato e lo difendono. "Per mio cognato c’è una carriera rovinata dopo la gogna mediatica di questi giorni - ha commentato Maurilio Russo - non è giusto inchiodare un uomo".
"Non salirò mai più su una nave. cambio vita", avrebbe detto Schettino ai carabinieri. "Ho fatto il mio dovere", avrebbe detto invece agli amici. Intanto, il relitto della Concordia, il gigante del mare, stride sfiancato sugli scogli: ha restituito undici cadaveri, si cercano ancora i ventidue dispersi.
Prima che il processo (quello vero, in un'aula di tribunale) possa iniziare, infatti, l'opinione pubblica ha già dato il proprio verdetto. Un verdetto che don Gennaro Starita, da venticinque anni parroco a Meta di Sorrento, sintetizza molto bene: "Umanamente lo hanno ucciso".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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