Il Coni boccia Roma e Milano Ed è polemica

Paolo Marchi

Un doppio no olimpico, da parte del Coni, in vista dell’assegnazione dei Giochi del 2016: la commissione di valutazione delle candidature di Milano e di Roma, prima riunione il 16 dicembre, la seconda lunedì, ha bocciato entrambe per dossier giudicati «carenti o non congrui» e ha chiesto «ulteriori approfondimenti». E ieri, il presidente Gianni Petrucci ha informato i sindaci delle due città, Gabriele Albertini e Walter Veltroni, che con quanto presentato finora nemmeno ci si candida perché se si è certi di farsi ridere dietro, si fa migliore figura restando a casa.
Nelle stanze del comitato olimpico nazionale si parla di documentazioni tirate via, di dimenticanze pesanti e di preventivi improbabili. Un dato: Milano mette a bilancio per gli impianti sportivi 496,5 milioni di euro, Roma, che parte avvantaggiata, qualcosa in più: 529,7. Tanto? Mah. Per le Olimpiadi 2012, Londra, che le accoglierà, ha fissato un ammontare di un miliardo e 500 milioni, tre volte tanto e per un’edizione che si terrà quattro anni prima. Milano per il Coni merita 4, Roma 7 ma, sicura di primeggiare, avrebbe compilato il suo dossier con tale sciatteria da meritarsi un 5.
In tutto questo scambio di note tra Coni e sindaci, si è in seguito inserita una lettera del presidente del Consiglio Berlusconi. Riporta il Coni: «Nella lettera si rileva che sarebbe opportuno e utile che il Coni, prima di procedere alla sua scelta, inviasse al governo un dettagliato rapporto sull'impatto economico dell'organizzazione dei Giochi in Italia e sui problemi di ordine generale ai quali sarebbe necessario far fronte qualora una città del nostro Paese, qualunque essa sia, risultasse prescelta».


Berlusconi parla due volte di «autonomia dello sport», ma l’Unione lo ha accusato ugualmente di gravissima ingerenza nella vita del Coni. Però fu così anche nel ’97 quando Roma si propose per il 2004 e dovette farsi esaminare anche dal ministero dell’Economia e Ragioneria generale. Il primo ministro di allora? Romano Prodi.

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