Contatori irregolari: le Fiamme gialle multano Aem

Non solo contatori del gas ultra maggiorenni, il che significa vecchi di oltre vent’anni e ormai obsoleti. In Italia la truffa corre anche sul «filo» (è il caso di dirlo) dell’elettricità. A Milano, così come nel resto del Paese, a quanto pare non esisterebbe un contatore della luce «in regola». E ancora una volta, a gestire con «colpevole» disinvoltura una rete di distribuzione che succhia milioni e milioni di euro ai consumatori è Aem, l’azienda municipalizzata milanese ora «A2A», succursali comprese. Ma il problema stavolta si allarga, fino a coinvolgere un intero sistema Paese, il nostro, finora assente. Una sorta di intrigata selva, in cui risulta difficile distinguere fra responsabilità, carenze normative e vere e proprie omissioni.
È la Guardia di finanza a denunciarlo, e non da un giorno. Servirebbe solo un magistrato disposto a indagare. Cosi come sta avvenendo per le forniture di metano. E senza nemmeno bisogno di fare troppa fatica.
Basti chiedere agli uomini delle Fiamme gialle di via Valtellina che, sollevando un poco il coperchio del pentolone, hanno deciso di verificare alcuni contatori della luce sia di abitazioni private che di esercizi commerciali. Una sorta di controllo campione. Ebbene, nessuno di questi (cosa che si presuppone valga anche per gli altri circa 400mila impianti presenti in città) risponde ai parametri di legge. Parametri che di fatto, però, non esistono. Sta proprio qui il nodo: la legge spiega che ogni strumento di misura - una bilancia così come un misuratore di elettricità - debba essere di tipo legale. Cioè omologato. Ebbene nessuno dei contatori che ogni istante misurano la quantità di corrente che consumiamo lo è. Nessuno è dunque in grado di poter stabilire se la quantita di «energia» pagata dall’utente sia quella effettivamente erogata. Sia perché mancano i controlli, sia soprattutto perché manca il «prototipo primario», in parole povere un misuratore standard di Kilowatt/ora cui omologare i misuratori di elettricità piazzati poi in case, industrie e uffici. Insomma, come se mancasse un’ora ufficiale, cui adeguare il resto degli orologi del mondo. Cosa che accade solo da noi, Paese con le bollette più salate d’Europa.
Moltiplicate qualche euro di «cresta» su ogni bolletta per una ventina di milioni e oltre di utenze e il conto è presto fatto. Guadagni stratosferici.
Gli specialisti deputati alle verifiche delle apparecchiature, insieme alle Fiamme gialle, sono gli uomini dell’Ufficio metrico, sorta di istituto sconosciuto ai più. Fino al 1999 dipendeva dal ministero delle Attività produttive, poi è passato sotto il controllo delle Camere di commercio. Ha le stesse prerogative della polizia giudiziaria. Ma a Milano non si possono contare più di una decina di addetti. Dovrebbero verificare le pompe di carburante, le bilance dei commercianti, le forniture di luce e gas e via dicendo. Ma in tema di energia elettrica hanno le mani legate. Spiega un funzionario: «In Italia in materia non è mai stata emanata una norma nazionale. Anche a dispetto della direttiva Ce dell’ottobre 2000 che specifica come nel settore della misurazione elettrica debbano essere omologati e conformi alla direttive Ue tutti gli strumenti impiegati nelle transazioni commerciali». A partire, dunque, dai tassametri dei taxi per finire appunto ai contatori di luce e gas.


Per questo Guardia di finanza e Ufficio metrico hanno deciso di sequestrare più di un contatore elettrico e di multare Aem, ricorrendo addirittura a un decreto regio. Con sanzioni che vanno da 103 a 206 euro, oltre alle spese di notifica. Con tanto di sigilli.
Il problema è che così si rischia di spegnere Milano intera.

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