Contro i tagli agli stipendi boom di commissioni

Da questo mese le indennità diminuiscono di 700 euro lordi al mese. Politici impegnati 18 giorni su 30. Critiche bipartisan verso il provvedimento

Contro i tagli agli stipendi boom di commissioni

(...) Tutta colpa dell’articolo 25 della legge che stabilisce che «in nessun caso l’ammontare percepito nell’ambito di un mese da un consigliere può superare l’importo pari a un quarto dell’indennità massima prevista per il sindaco o per il presidente della Provincia». Vediamo cosa comporta l’applicazione di questa norma. «Prima era stabilita un’indennità di funzione pari a un terzo dell’indennità percepita dal presidente della Provincia ogni 30 del mese» spiega Roberto Caputo, capogruppo dello Sdi. Virgolettato che, calcolatrice alla mano, si traduce in 3.100 euro lordi poiché lo stipendio di Penati è di 9.306 euro, sempre lordi. Adesso quei 3.100 euro si riducono a 2.306, perché la Finanziaria 2008 non parla più di “indennità di funzione” bensì di “gettone di presenza”: «E, attenzione, l’importo dei gettoni dei consiglieri provinciali deve poi essere un quarto dell’indennità del presidente» chiosa Caputo. Ecco, quindi, 700 euro lordi in meno ogni trenta giorni.
Dunque, per toccare il tetto di 1.650 euro netti come accadeva prima della Finanziaria - osserva l’ex presidente del consiglio provinciale - «occorre firmare la presenza in almeno dodici sedute di commissione e sei di consiglio». Basta moltiplicare per diciotto il valore di un gettone - pari a 123 euro lordi - e, oplà, si ottiene un importo mensile ante-Finanziaria 2008. Ma il risultato è pure «sconcertante». Aggettivo, quest’ultimo, che Caputo spiega così: «Si azzera il tasso di democrazia nei consigli provinciali. La politica diventa “roba” per ricchi e, perché no, c’è pure il rischio della corruzione». C’è anche un altro aspetto «capestro» colpa del gettone: «La presenza a Palazzo Isimbardi per diciotto giorni al mese su trenta (22 senza sabati e domeniche), che crea problemi per quei consiglieri che sono in aspettativa dal lavoro» segnala Max Bruschi di Forza Italia. Già, dettaglio: «Prima della Finanziaria 2008, di commissioni in un mese se ne facevano sì e no quattro-cinque, e i consigli al massimo erano tre. Adesso si è quasi triplicato il numero delle sedute pur di portarsi a casa uno stipendio come prima», prosegue Caputo. Ed è stata cancellata l’opportunità dell’aspettativa. Molti consiglieri provinciali sono stati costretti a tornare al loro lavoro, «dettaglio che può far piacere solo a quelli che picchiano duro sulla “casta” e che, evidentemente, ignorano come l’aspettativa consentiva non di passare le giornate a fare shopping, ma rendeva possibile il lavoro politico a tempo pieno, con un’agenda divisa tra riunioni, assemblee e mille altri impegni sul territorio della Provincia». Oggi, la pattuglia di consiglieri che ha rinunciato all’aspettativa può richiedere un permesso giusto per le sedute delle commissioni e del consiglio provinciale. «Stop per loro al lavoro politico sul territorio». E se il consigliere resta in aspettativa? «Prima lo Stato si incaricava degli oneri contributivi, adesso se li deve sborsare di tasca propria». Anche in Consiglio comunale non va meglio. Gli emolumenti segnano un meno 760 euro lordi. E, scelta obbligata, il Comune si è trasformato in un «gettonificio», con commissioni consiliari che costano di più in termini di personale, stenografi e segretari.

Problemino per le casse di Comune e Provincia, che stanno studiando «soluzioni alternative». Ah, sapete perché in Provincia ogni mese ci saranno 18 sedute e non una di più? Semplice, tutti sanno che dalla 19ª in poi non percepiranno alcun gettone.

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