Per il controllo di Parmalat una battaglia a tre

L’ad: punta ad avere un supporto duraturo e allargato

Marcello Zacché

da Milano

Enrico Bondi avrebbe dato la sua disponibilità a restare alla Parmalat anche dopo la scadenza del mandato di risanatore-commissario-amministratore delegato, fissata con l’assemblea del prossimo 7-8 ottobre. Ma solo a determinate condizioni. Sulla base delle quali si capirà, nelle prossime ore, se potrà nascere una cordata di azionisti candidata alla conquista del controllo del gruppo.
Bondi accetterebbe di essere inserito in una lista di consiglieri a condizione che questa sia appoggiata da una cordata frutto di un’ampia convergenza di soci, che abbia l’obiettivo strategico di mantenere a lungo il controllo della situazione. In questo caso l’attuale numero uno del gruppo potrebbe essere il futuro presidente, a garanzia della stabilità dell’azionariato sottostante. Una condizione importante soprattutto laddove i maggiori sponsor della permanenza di Bondi sono oggi i fondi, prevalentemente di natura speculativa: non vorrebbe mai, l’ex commissario, che una volta ottenuto il loro obiettivo di prezzo e di assetto, i suddetti investitori togliessero il disturbo. Per questo si lavora anche all’allargamento della cordata ad altri azionisti istituzionali che possano condividere questo approccio. Come per esempio Capitalia (oggi primo socio con il 5,5%). Un’ipotesi che fonti vicine al gruppo romano non smentiscono, sottolineando che la banca sta studiando anche questa soluzione. Lo cordata allargata a guida Bondi avrebbe un ampio sostegno politico: oltre a quello governativo (garantito a Bondi dal ministro delle Attività produttive Claudio Scajola), all’interno dell’Unione sarebbero stati interessati esponenti della Margerita.
Il resto della sinistra sarebbe invece più vicino a un’operazione targata Granarolo, gruppo bolognese controllato dal mondo delle cooperative (ancorché sia «bianche», sia «rosse»), che conta sull’appoggio di Banca Intesa (azionista al 20% in Granarolo e al 2,2% in Parmalat). Anche se sulle iniziative bolognesi il presidente Luciano Sita non si è per nulla sbilanciato: «Aspettiamo di vedere a chi va la proprietà di Parmalat il prossimo 8 novembre», ha detto.
Possibile posizione di outsider, infine, per Lactalis e Deutsche Bank. In un primo momento l’iniziativa del gruppo francese sembrava nascere in stretta sintonia con Bondi, in ottica anti-Granarolo.

Oggi le cose potrebbero essere un po’ diverse e il mercato scommette apertamente sull’esistenza di una terza lista. Il sipario si dovrebbe alzare entro lunedì prossimo 31 ottobre, termine ultimo per presentare le liste per gli 11 amministratori del prossimo cda, che dovranno poi essere rese pubbliche entro 5 giorni dall’assemblea.

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