"Niente respiratori ai disabili": l'agghiacciante scelta degli Usa

Gli Usa si preparano al picco dei contagi: in assenza di respiratori saranno escluse dalle terapie salvavita persone con "disabilità psichica"

"Niente respiratori ai disabili": l'agghiacciante scelta degli Usa

Il coronavirus avanza come una furia vorticosa in tutto il mondo risucchiando nel turbine alcune tra le più poderose potenze economiche del globo. In cima alla lista è balzata, nelle ultime 48 ore, l'America di Donald Trump destinata, secondo gli esperti, a diventare il nuovo focolaio del Covid-19 fuori dall'Europa. E i numeri dei contagi registrati alla data del 26 marzo confermano le ipotesi di una impennata pericolosa: sono già 66.197 le persone infette negli Stati Uniti con 20.011 casi positivi e 280 decessi registrati nella sola città di New York (qui la mappa aggiornata delle stime).

A fronte del picco epidemiologico, preventivato per le prossime settimane, gli Usa si preparano ad accogliere un gran numero di pazienti necessitanti di terapia intensiva rinforzando le unità operative dei Covid center con dispositivi di ventilazione assista. Ma i respiratori ad oggi disponibili potrebbero non essere sufficienti a garantire una copertura totale degli assistiti con polmoniti critiche. E il rischio di una netta scrematura tra gli ammalati da serbare alla salvezza sembra destinato ad evolvere in una drammatica realtà.

In previsione di un rabbrividente "effetto domino" dell'infezione, 10 dei circa 36 Stati coinvolti nella epidemia hanno stabilito dei "criteri di selezione" a cui dare esecuzione in circostanza di emergenza estrema. A farne le spese saranno soprattutto coloro che hanno un'aspettativa di vita meno longeva rispetto ad altri o compromessa da disordini psichichi. In Tennessee, le persone affette da atrofia muscolare verranno "escluse" dalla terapia intensiva; in Minnesota non pagheranno lo scotto della scrematura i pazienti con la cirrosi epatica, con malattie polmonari e scompensi cardiaci. Ma è nello Stato dell'Alabama, il primo ad essere bersagliato dal Covid-19, che si profila una situazione pressoché drammatica e fuori controllo.

Nel documento intolato Scarce Resource Management i "disabili psichici sono candidati improbabili per il supporto alla respirazione" (lo stralcio del testo è ripreso da un articolo di approfondimento a cura di Elena Molinari pubblicato in data 25 marzo sul quotidiano Avvenire). Non da meno sono le linee guida di Washington o di Maryland e Pennsylvania che escludono, in extremis, dall'eventualità della ventilazione assistita persone con "disturbo neurologico grave". A fronte di misure stringenti, che impedirebbero l'accesso alle cure salvavita per il coronavirus ai soggetti più vulnerabili, numerose associazioni a difesa dei disabili si stanno mobilitando per impedire l'attuazione dei criteri di scrematura. Le associazioni si sono appellate al governo federale e alle amministrazioni locali affinché intervengano al più presto per garantire il diritto alle terapie per tutti. "Le persone affette da disabilità sono terrorizzate che se le risorse si fanno scarse, verranno invitati in fondo alla fila. - spiega Ari Ne'eman, docente al Lurie Institute for Disability Policy dell'Università Brandeis, alle pagine di Avvenire - E hanno ragione perché molti stati lo stanno affermando in modo abbastanza esplicito nei loro criteri".

Tuttavia, al di là delle misure contenute nei documenti di gestione delle risorse, negli Stati Uniti si sta già affermando un principio inquietante.

Si tratta della cosiddetta "regola d'oro" che, in caso di scarsità degli strumenti salvavita, garantisce l'accesso alle cure solo a persone con maggiore probabilità di sopravvivenza o "di maggiore valore per la società". Una regola che "impone una pressione inaudita", conclude Ne'Eman.

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