Cortei su cortei Un giovedì nero: città paralizzata dagli anti-Gelmini

Ore 8: la città si ferma. Centro storico in tilt. Prati assediato. San Lorenzo bloccato. La città ieri ha vissuto un altro giorno da dimenticare. Pioggia e decine di cortei spontanei, diretti in centro storico per la manifestazione indetta dai sindacati confederali contro la riforma Gelmini, hanno paralizzato il traffico e regalato agli automobilisti romani un’altra giornata drammatica.
Il sipario si alza presto e piazza della Repubblica alle 8.30 è già gremita da più di duemila studenti, in attesa di sfilare per raggiungere piazza del Popolo. Tutt’intorno al centro la circolazione rallenta, si blocca, impazzisce. Mezz’ora dopo la fermata metro Repubblica chiude per motivi di ordine pubblico e poco più tardi tocca a Spagna.
E non bastano le canzoncine, i palloncini e le immagini di un teatrino già visto, con studenti più o meno convinti, e docenti più o meno infuriati contro il decreto del Governo Berlusconi, nemmeno la fondatezza o meno dei motivi della protesta, a giustificare l’ondata di disagi che ha travolto gli automobilisti che si trovavano a passare sulla Nomentana, sui Lungotevere o nella zona di Trastevere.
La chiusura delle strade, scattate a soffietto al passaggio dei manifestanti, non ha contribuito, poi, ad alleviare i disagi. Al contrario hanno creato un effetto domino, che non ha risparmiato alcun quartiere. Ma la vera via crucis è stata quella degli utenti dei mezzi pubblici, che hanno assistito alla deviazione di 27 linee bus e allo spostamento dei capolinea.
Mentre il serpentone principale si trovava già a piazza Barberini, un altro corteo spontaneo ha invaso viale Giulio Cesare, diretto a piazza del Popolo. San Lorenzo, invece, è stato attraversato da quindicimila universitari, partiti dalla Sapienza per confluire nel corteo e poi al ministero della Pubblica Istruzione, dove i ragazzi hanno srotolato un nastro rosso e bianco davanti all’ingresso principale del dicastero, come a chiuderlo simbolicamente.
L’eco della protesta in tarda mattinata si è sentito anche sul Grande Raccordo Anulare: alle 12 una cinquantina di pullman provenienti da Napoli è rimasta imprigionata nel traffico, all’altezza dello svincolo della Roma-Napoli. Ai cinquecento passeggeri non è rimasto altro da fare che mettersi in fila a piedi verso la fermata metro Anagnina, scortati da pattuglie della polizia e della stradale. Il risultato è stato che la marcia dei pedoni ha paralizzato quella degli automobilisti per più di un’ora. Anche nei parcheggi dell’Anagnina, Tuscolana ed Eur, vista la difficoltà a raggiungere il centro, si è deciso di manifestare sul posto. Ma il vero show è stato a piazza del Popolo, dove era stato allestito il palco.
Tantissimi gli slogan come «Giro girotondo casca il mondo casca la Gelmini e salviamo i bambini» o «Il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini. Le note dell’inno di Mameli hanno concluso la manifestazione e docenti, genitori e studenti hanno accompagnato l’Inno di Mameli sollevando le bandiere che hanno ricoperto la piazza.
Gli organizzatori alla fine hanno parlato di ottocentomila presenze, mentre secondo il Viminale non superavano le centomila.

L’unica certezza sono stati i disagi, proseguiti fino al tardo pomeriggio a causa degli strascichi del corteo, che ha lasciato viale Trastevere diretto all’università, costringendo i vigili a limitare le corse degli autobus a Porta Maggiore e a ridurre quelle dei tram.

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