Coscienza a posto a buon mercato

«Potrà essere punito con la reclusione fino a 4 anni chi nega la Shoah». Pur senza fare riferimento a un preciso reato di «negazionismo» ma solo all'apologia dei crimini contro l'umanità, il Consiglio dei ministri, su proposta del guardasigilli Mastella, ha introdotto nel codice penale italiano un nuovo reato d'opinione.
Erano state molte le personalità autorevoli che avevano sconsigliato il passo. Il presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, aveva dichiarato: «L'Ucei è contraria all'introduzione dei reati di opinione» perché «gli ebrei, anche per esperienza diretta, conoscono quanto sia importante il rigoroso rispetto dei principi generali di libertà sanciti dalla Costituzione»; il vecchio saggio, rabbino Elio Toaff, dal canto suo, aveva sentenziato: «Negare l'Olocausto è già negare l'evidenza. Io quella legge non la firmerei»; e centinaia di storici d'ogni tendenza avevano ribadito il principio che la storia non si decreta per legge. Anche diversi politici, Giuliano Amato, Francesco Rutelli e perfino Luciano Violante, si erano dichiarati contrari salvo poi tacere al momento decisivo.
Il nuovo reato è un'incongruenza in un Paese di civiltà liberale. I reati d'opinione sono l'arma degli Stati autoritari per colpire non le azioni ma le opinioni e le intenzioni dei diversi e dei dissenzienti. Non è un caso che in Italia il sofisticato sistema dei reati d'opinione sia stato introdotto nel 1930 dal grande giurista Alfredo Rocco per rafforzare il regime fascista. Ed è significativo che la Corte suprema americana, la più sperimentata espressione del costituzionalismo liberale, che ha la funzione di tutelare non il potere dello Stato ma i diritti di libertà degli individui, abbia prodotto una secolare giurisprudenza contro i reati di opinione, anche i più abominevoli.
Chi vorrebbe giustificare le manette per i reati d'opinione distinguendo «la libertà di espressione» dalla «libertà di menzogna», dimostra mancanza sia di senso giuridico liberale che di visione storica rigorosa. La verità storica si fa strada senza i carabinieri e la menzogna, tanto più se paradossale, è solo una buffonata senza seguito. Pensare di potere distinguere per decreto penale la verità dalla menzogna significa solo riproporre una visione fondamentalista che fa male alla storia come all'etica.
Certo l'anti-semitismo, l'anti-israelismo e l'anti-sionismo sono tra noi, nell'Europa cristiana e nell'Italia cattolica, e non solo nel Medio Oriente islamico. Basta ricordare le ricerche che hanno messo in luce come il pregiudizio anti-ebraico permane nelle società europee. Certo, in Italia, non passa giorno in cui settori importanti dei media non guardino alle vicende israeliane con uno strabismo che offende il buon senso. Certo, oggi incombe l'Iran di Ahmadinejad che ufficialmente nega la Shoah e promuove ridicole campagne. Ma c'è qualcuno che sensatamente ritiene che l'introduzione del reato negazionista, o comunque lo si chiami, possa servire in Italia alla lotta culturale e politica anti-antisemita?
Il reato proposto dal governo serve solo alla buona coscienza a buon mercato. Si dirà che molti altri Paesi (Austria, Belgio, Francia, Germania, Polonia, Spagna, Svizzera...) hanno introdotto il reato negazionista, e che l'Austria ha addirittura processato e condannato uno storico. Ma sorge il dubbio che in molti di questi casi la legislazione anti-negazionista nasca piuttosto dalla cattiva coscienza del passato (Austria, Germania, Polonia) o dalla volontà dello Stato giacobino di imporre i suoi valori all'intera comunità nazionale (Francia...).
Diverso, invece, è il significato della risoluzione di condanna del negazionismo presentata dagli Stati Uniti all'assemblea generale dell'Onu in vista della giornata della memoria.

Qui siamo sul terreno delle enunciazioni solenni del più autorevole consesso del mondo che non comporta alcuna sanzione penale ma solo la codificazione di un valore storico-etico internazionale che dovrebbe accomunare tutti i Paesi democratici e liberali. Un obiettivo tanto più importante in quanto dalle Nazioni Unite (Conferenza di Durban) sono venute le peggiori manifestazioni collettive di anti-semitismo, anti-israelismo ed anti-americanismo.
m.teodori@mclink.it

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