«In costruzione grandi opere per 32 miliardi»

Il ministro Pietro Lunardi al «Giornale»: già approvati progetti per 70 miliardi. «Tempi medi di realizzazione ridotti da 10 a 5 anni»

Paolo Stefanato

da Milano

Il Servizio studi della Camera ha presentato il secondo Rapporto sulle infrastrutture strategiche in Italia e sull’attuazione della Legge Obiettivo, elaborato su dati prodotti dal Cresme, il Centro ricerche economiche sociali di mercato per l’edilizia e il territorio. Emerge che per l’86% degli interventi inseriti nel Programma delle grandi opere (il 97% del valore) negli ultimi tre anni sono state attivate le procedure di esecuzione. «Siamo riusciti a portare al Cipe - spiega il ministro per le Infrastrutture, Pietro Lunardi - lavori per un valore di 68,9 miliardi di euro, oltre 130mila miliardi delle vecchie lire».
Che cosa significa «portate al Cipe»?
«Significa aver ottenuto l’approvazione dei progetti e, per molti di essi (38,7 miliardi) aver garantito le risorse finanziarie. La tappa successiva è l’avvio dei cantieri».
E quante opere sono già in fase di realizzazione?
«Abbiamo appaltato o aperto cantieri per opere del valore complessivo di 32 miliardi. Prima della scadenza della legislatura passeranno a cantiere altri 40 miliardi di lavori».
In tutto fa 72. Qual era il totale ipotizzato?
«Il programma decennale delle infrastrutture strategiche approvato nel 2001 prevedeva inizialmente opere per 125 miliardi, che nel frattempo sono aumentate; nel suo contratto con gli italiani il presidente del Consiglio si era impegnato all’avvio di almeno il 40% delle opere strategiche. Saremo abbondantemente sopra quella soglia».
Non sarà stato tutto semplice...
«Gli ostacoli sono stati enormi».
A che livello?
«A tutti i livelli, dagli enti locali all’Unione europea, sebbene quest’ultima sia stata molto collaborativa. Ogni passaggio può presentare dei problemi. Pensi che un’opera fondamentale come il Passante di Mestre - che ora finalmente è “partito” - ha subito un ritardo di un anno perché a Bruxelles ponevano delle eccezioni sulla concessione».
Su tanti cantieri ci sono anche delle opere già completate?
«Alcune sì, quelle che siamo riusciti a sbloccare da antiche impasse. L’autostrada Palermo-Messina, per esempio, ormai finita. Era stata cominciata nel 1956. Abbiamo trovato di tutto, contenziosi, fallimenti... Abbiamo sbloccato anche la Variante di valico tra Bologna e Firenze, il cui iter era stato fermato per motivi ambientali. Ora è tutta cantierata e nel 2006 sarà aperto il primo tratto di 50 chilometri, tra Modena e Le Querce».
La Legge Obiettivo è stata utile?
«Direi, provvidenziale. Oggi, tra pensare e realizzare un’opera si impiegano cinque anni, quando precedentemente se ne impiegavano dieci. Che sia uno strumento efficace lo ha riconosciuto anche il sindaco di Roma, Walter Veltroni, riferendosi alla linea C della metropolitana della Capitale».
Si è sempre detto che l’Italia soffre di un vistoso deficit infrastrutturale rispetto agli altri Paesi europei. La situazione è cambiata?
«Era valutato in opere per un valore di 200mila miliardi delle vecchie lire. Sicuramente la distanza si è molto accorciata: azzarderei dimezzata».
Oggi (ieri per chi legge) hanno riaperto il tunnel del Frejus, che è rimasto chiuso esattamente il tempo che lei aveva previsto.
«È un segnale importante: bisogna dare indicazioni precise alla gente».
Tempo fa, lei aveva sostenuto la necessità di una «seconda canna» per la sicurezza nel traforo del Monte Bianco...
«Sto trattando da tempo con le autorità francesi per una galleria di sicurezza sia nel Bianco che al Frejus. Ma i valligiani temono, sbagliando, che questo significhi aumentare il traffico».
Una nuova legge prevede che una quota della spesa in infrastrutture strategiche sia destinata ai beni culturali...
«Sì, l’ho proposta io, è stata approvata all’unanimità e ne vado orgoglioso. Prevede che ogni grande opera sia accompagnata da uno studio di “archeologia preventiva” che permetta di anticipare i problemi relativi al rinvenimento di reperti, evitando molti rischi economici ai cantieri.

Prevediamo anche di realizzare collegamenti tra i luoghi di valore monumentale con le autostrade, con piazzole di sosta e percorsi pedonali, nell’intento di favorire la valorizzazione culturale e turistica di un patrimonio che solo l’Italia possiede».

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