Crisi e riforme, terremoto ai vertici della Comunità ebraica

Le dimissioni di alcuni consiglieri hanno portato allo scioglimento dell'organismo di governo, ma con il nuovo statuto tutti i vecchi non potranno più ripresentarsi

Il rinnovamento? Un notevole ondata investirà la Comunità ebraica di Milano, istituzione antica più o meno come lo Stato italiano unitario (nel 1866 nacque autonomamente come Consorzio israelitico). Il rinnovamento sarà in qualche modo obbligato, visto che è il risultato di un terremoto politico interno e di una riforma statutaria che impone un turn over nella rappresentanza politica (più o meno come per i sindaci).
Il terremoto politico è stato scandito da una serie di dimissioni dei consiglieri, i rappresentanti della Comunità eletti poco meno di due anni fa, fino al numero minimo di un terzo, richiesto per determinare lo scioglimento del Consiglio, che era destinato comunque a tornare al voto l'anno prossimo.
Al centro dello scontro fra la maggioranza (laica) e l'opposizione (religiosa) c'è una vicenda che riguarda l'organizzazione del rabbinato. La questione ha innescato, o forse solo contribuito a far emergere, uno scontro dai toni anche molto duri, se si pensa che il presidente ha così stigmatizzato i dimissionari, con una lettera indirizzata agli ebrei milanesi: «Lascio - ha scritto il presidente Roberto Jarach due giorni fa - con il grande rammarico di aver subito ingiusti ed infondati attacchi da una "opposizione" barricata su falsi preconcetti di inesistenti attacchi al rabbinato, sorda agli appelli di chi realmente ha problemi per particolari situazioni famigliari». «Vi è - ha aggiunto Jarach - chi ha fomentato contrapposizioni con documenti zeppi di falsità e ingiurie che rendevano il clima sempre più teso e precludevano ogni possibilità di sereno confronto e di ricerca di accordi». In un'altra lettera indirizzata ai dimissionari, Jarach si è detto fra l'altro «disgustato» dal tentativo «di stravolgere la realtà e di addebitare agli altri le vostre responsabilità per un gesto antidemocratico come il ricatto delle dimissioni».
Anche la situazione economica della comunità era molto delicata, Jarach ha rivendicato «che il patrimonio immobiliare, dopo 5 vendite per un totale di 3,25 milioni di euro, con plusvalenze per oltre 2,7 milioni, è passato da 16,8 a 17,8 milioni», mentre «il debito Inpdap è stato completamente estinto ed i pagamenti correnti avvengono con regolarità». «L'indebitamento a breve - ha sintetizzato - ammonta a circa 4 milioni con affidamenti per 4,368 mila euro». Jarach ha anche ammesso, però, che «il risanamento economico resterà incompiuto».
Alle elezioni di due anni fa la lista di Jarach aveva conquistato dieci seggi su diciannove con una formazione chiamata «Ken», ovvero «Sì», e un logo elettorale - «Yes Oui Ken» - esplicitamente obamiano.

Le nuove elezioni saranno celebrate il 10 di giugno, e un mese prima dovranno essere presentate le liste, che giocoforza presenteranno molti volti nuovi, essendo sei i consiglieri che non potranno presentarsi di nuovo per raggiunti limiti di mandato. Fra questi proprio il presidente Jarach che è reduce da un lunghissimo impegno in Consiglio, dove è stato consigliere per oltre 32 anni, vicepresidente per 12 anni e presidente per 6.

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