Il critico I film italiani forse sono troppi Anche se d’autore

>Black Swan di Darren Aronofsky - che con The Wrestler vinse il Leone d’oro nel 2008 -, storia di due ballerine classiche in rivalità fra loro, aprirà in concorso la prossima Mostra di Venezia (1-12 settembre), un’edizione che subirà interamente i nefasti della crisi economica del 2008: l’edizione precedente aveva infatti opere già avviate al momento del crac.
L’assenza di grosse produzioni permette alla rappresentativa americana nel concorso di essere, fatto raro, solo autoriale, schierando, oltre al film di Aronofksy, Somewhere (In qualche posto)di Sofia Coppola; Promises Written in Water (Vane promesse) di Vincent Gallo; Meek’s Cutoff (La carovana di Meek) di Kelly Reichardt; Road to Nowhere (Verso il nulla) di Monte Hellman.
Per Hellman - regista delle Colline blu e della Sparatoria, western intellettuali interpretati da Jack Nicholson e Warren Oates quasi mezzo secolo fa - è un ritorno a settantotto anni nei grossi festival europei e avviene dalla porta principale, dopo essere stato, con chi scrive, giurato al Festival di Cannes del 2006. In giugno Hellman era a Bolognaa per la sua retrospettiva alla Cineteca di Bologna nel 2010. Ora questo ritorno, forse suggerito da Quentin Tarantino, presidente della giuria, visto che il produttore esecutivo del suo primo film, Le iene, era Hellman.
Anche la troppo ampia - i rituali quattro film su ventitré in concorso - rappresentativa italiana è autoriale, da La passione di Carlo Mazzacurati a La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo, da Noi credevamo di Mario Martone a La pecora nera di Ascanio Celestini.
Quanto al Leone d’oro alla carriera a John Woo, non è solo un gesto in quota cinesi e insieme in quota Hollywood: è uno dei più giusti riconoscimenti di questo tipo, che di solito compensano «distrazioni» di precedenti selezionatori e giurati.


Quanto al cerimoniale, non ultimo dei lati di queste manifestazioni che non sono solo estetiche, il ministro Bondi dovrebbe essere assente. Si può immaginare che voglia risparmiarsi fischi dei cinefili, ma voglia anche, indirettamente, smussare gli angoli con la Francia, dopo la rumorosa assenza dal Festival di Cannes.

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