"Alice Scagni poteva essere salvata?". Si indaga sul medico e sui poliziotti

La procura indaga medico e due agenti per omissione di atti d'ufficio, omessa denuncia e morte in conseguenza di altro reato

"Alice Scagni poteva essere salvata?". Si indaga sul medico e sui poliziotti

Si amplia il quadro sul caso relativo alla morte di Alice Scagni, la 34enne di Quinto uccisa a coltellate dal fratello Alberto. Le autorità starebbero indagando i funzionari del 112 e il medico di salute mentale di Genova non solo per omessa denuncia e omissioni di atti d'ufficio, ma anche per morte come conseguenza di altro reato.

Alice avrebbe potuto essere salvata?

Gli inquirenti, infatti, stanno cercando di capire se vi è un collegamento fra le azioni dello staff della questura presso cui era stata inoltrata la segnalazione del padre di Alberto e il terribile omicidio avvenuto la sera del 1 maggio 2022. Dubbi relativi a questo sono stati avanzati anche dai genitori di Alberto e Alice, Graziano Scagni e Antonella Zarri. Più volte Graziano e Antonella avevano chiesto aiuto, temendo reazioni da parte del figlio, arrivato addirittura a minacciarli. Se chi di dovere fosse intervenuto in tempo, è il doloroso pensiero della famiglia, forse Alice sarebbe ancora viva.

Ecco perché si è deciso di indagare anche per accertare la presenza di eventuali omissioni da parte del medico di salute mentale e dei funzionari della questura di Genova. Assistiti dall'avvocato Fabio Anselmo, Graziano Scagni e Antonella Zarri denunciano che, malgrado le ripetute segnalazioni, e le minacce ricevute dal figlio, vi sono state delle omissioni da parte della polizia e del servizio di igiene mentale. Anche il centro di salute mentale non avrebbe preso in carico il caso di Alberto Scagni nei tempi dovuti. Si sarebbe potuto, e dovuto, procedere con un trattamento sanitario obbligatorio. Fa male il pensiero che, in caso di comportamento diverso, Alice avrebbe potuto salvarsi.

Le indagini della procura

Alla luce di ciò, la procura della Repubblica ha deciso di iscrivere nel registro degli indagati l'operatore della centrale della polizia col quale aveva parlato il padre dei due giovani, il referente della centrale, con cui il collega si era consultato, e la dottoressa del centro di salute mentale che aveva in cura Alberto Scagni. I tre professionisti sono quindi indagati per omissione di atti d'ufficio, omessa denuncia e morte in conseguenza di altro reato. Vedremo come si esprimerà in merito l'autorità giudiziaria.

Il legale che rappresenta la famiglia, l'avvocato Fabio Anselmo, ha presentato un esposto per essere tenuto informato

sullo stato del procedimento. "In quest'inchiesta risultano offesi tutti i congiunti di Alice Scagni ma gli atti sono tutt'ora coperti da segreto", ha scritto sul documento, come riportato da FanPage.

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