Gli era stato diagnosticato un tumore al pene e si era quindi reso necessario un intervento chirurgico volto all'amputazione del membro. La diagnosi si rivelò successivamente errata, visto che si trattava di sifilide e che questa malattia infettiva non richiedeva a quanto pare un'operazione così drastica. Ma l'urologo che lo operò non andrà comunque a processo, in quanto la denuncia è stata sporta fuori tempo massimo. Questo il verdetto del tribunale di Arezzo, con il gup che ieri ha decretato il "non luogo a procedere per tardività della querela" nei confronti del professionista trentaseienne. Protagonista della vicenda surreale emersa nei giorni scorsi è un uomo di 69 anni originario della Valtiberina, operatosi qualche anno fa preso l'Ospedale San Donato di Arezzo.
I fatti
Stando a quanto riportato dalla stampa aretina, l'episodio contestato sarebbe avvenuto ormai cinque anni fa, nel 2018, dopo che l'esame di routine al quale si era sottoposto l'uomo aveva prospettato una patologia tumorale al pene. Con il senno di poi, sulla questione ha inciso anche l'esito degli esami istologici giunto (a detta del legale del paziente) con colpevole ritardo. Il referto avrebbe infatti smentito la diagnosi iniziale svelando come si trattasse in realtà di un caso di sifilide, ma a quel punto era ormai troppo tardi: ipotizzando la presenza di cellule tumorali, si richiedeva un intervento urgente e l'uomo si ritrovò così in sala operatoria per evitare che il male potesse espandersi ad altri organi.
Il mancato processo penale e la causa in sede civile
Considerandosi vittima di un caso di malasanità, il sessantanovenne aveva quindi denunciato l'urologo per lesioni colpose gravissime. Solo che la denuncia sarebbe arrivata solamente nel 2021, a tre anni di distanza dall'intervento e ben oltre i tre mesi previsti dal codice. E per questo motivo il medico non andrà a processo. La storia non si è tuttavia conclusa, perchè l'uomo aveva citato in sede civile anche Asl Toscana Sud Est. Resta quindi il procedimento che vede l'Azienda Sanitaria Locale citata per danni per responsabilità oggettiva nella menomazione del degente, considerando che quest'ultimo si era affidato alla struttura sanitaria per le cure.
La prossima udienza dovrebbe tenersi intorno alla metà del prossimo settembre e il sessantanovenne sarebbe intenzionato ad avanzare una richiesta di risarcimento vicina ai 400mila euro.
"Chiederemo giustizia per l’invalidità permanente del nostro assistito, per quella temporanea del post operazione e per il danno morale, non ancora quantificato - ha dichiarato al quotidiano La Nazione l'avvocato del sessantanovenne - la perizia psichiatrica che porteremo dimostra un forte stato depressivo del nostro assistito".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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