"Il Comune non può assegnare un altro alloggio a un nucleo familiare che abbandona, senza autorizzazione, qualunque sia la motivazione personale, l'alloggio assegnato". Lo si legge nella comunicazione che il Comune di Cavallino-Treporti (Venezia) ha inviato a Laura (nome di fantastia) una madre di tre figli costretta a lasciare la propria casa per sfuggire al compagno violento. La donna, 38 anni, ha chiesto un nuovo alloggio Ater ma per l'amministrazione pubblica il partner "avrebbe diritto a ottenere il subentro nel contratto di locazione", qualora le fosse assegnata una nuova abitazione. Non solo. "Arrivano a dire alla mia cliente che in futuro potrebbe rientrare nell'alloggio solo facendo la pace con l'uomo che ha minacciato di ucciderla", spiega il legale della 38enne, l'avvocato Matteo D'Angelo in un'intervista rilasciata al giornalista Andrea Priante per il Corriere.it.
Il compagno violento
Una vicenda al limite del paradosso kafkiano. Nel 2013, Laura e il compagno, un 42enne marocchino, cominciano una storia. Lei è già madre di un bambino e dalla relazione col nuovo partner nascono altri due figli. La famiglia, con un equilibrio economico precario e già seguita dai servizi sociali, va a vivere in un alloggio Ater assegnato dal Comune di Cavallino-Treporti alla 38enne. Nel 2021 la coppia entra in crisi e Laura si rifugia spesso a casa dei genitori per sfuggire alle "condotte vessatorie" del partner. L'uomo, si legge nella denuncia sporta dalla presunta vittima ai carabinieri, è solito "abusare di sostanze stupefacenti e bevande alcoliche". In diverse occasioni l'avrebbe minacciata con messaggi a dir poco inquietanti: "Ti sgozzo", "Ti uccido". Lo scorso 15 dicembre, l'ha aggredita nel parcheggio di un supermercato "picchiandomi con un ombrello, prima sulle braccia - ricorda la donna - e poi sulle gambe. Mi diceva: 'Non ti muovere che ti spacco le gambe e la macchina'".
La richiesta di una nuova casa
Lo scorso 13 gennaio, il questore di Venezia, Maurizio Masciopinto, ha firmato un provvedimento di ammonimento nei confronti del 42enne marocchino perché "sussistono particolari ragioni di urgenza correlate alla tipologia delle condotte vessatorie e alla frequenza con cui esse vengono poste in essere che devono essere immediatamente interrotte". Nel frattempo Laura si è trasferita a casa dei genitori pur continuando a pagare il canone nell'alloggio Ater in cui è rimasto il marito. Da tempo la 38enne ha chiesto al Comune una nuova abitazione, più consona anche alle esigenze dei tre figli, ma l'assegnazione continua a slittare. Il suo legale, l'avvocato Matteo D'Angelo, ha inviato alcune mail di sollecito a sindaco e servizi sociali precisando che "da oltre un anno la casa è abitata esclusivamente dal compagno in quanto lei è stata costretta ad allontarsi a causa dei suoi comportamenti violenti e minacciosi".
La risposta del Comune
Il 17 marzo è arrivata la risposta da parte del dirigente dell'Ufficio Patrimonio che ha annunciato a Laura l'avvio del "procedimento di cadenza". In sintesi: vogliono toglierle la casa. Nella comunicazione si fa riferimento alla legge regionale che sancisce "la decadenza del diritto all'alloggio pubblico in caso di abitazione non stabile per un periodo superiore a sei mesi". Non solo. Il funzionario precisa anche come "questo ufficio - scrive il giornalista del Corriere.it - non abbia mai autorizzato ladonna a trasferirsi altrove". "Non entro nel merito del rapporto conflittuale tra lei e il signor H. - chiarisce il dirigente dell'Ufficio Patrimonio - ma mi limito a osservare che il Comune non può assegnare un altro alloggio a un nucleo familiare che abbandona, senza autorizzazione, qualunque sia la motivazione personale, l'alloggio assegnato". Non è tutto. Qualora Laura ottenesse una nuova sistemazione, il compagno violento "avrebbe diritto a ottenere il subentro nel contratto di locazione nel medesimo alloggio". Infine, la ciliegina sulla torta: la 38enne potrebbe rientrare nel vecchio alloggio solo se si riappacificasse con il compagno.
La reazione
Il legale della donna si è detto pronto a intraprendere una battaglia legale.
"Una situazione kafkiana – spiega l’avvocato D’Angelo – con la mia cliente che, secondo loro, per non perdere la casa doveva aspettare che il Comune l’autorizzasse a fuggire dal compagno violento. E ora arrivano al punto di dirle che in futuro potrebbe rientrare nell’alloggio solo facendo la pace con l’uomo che ha minacciato di ucciderla. Faremo di tutto per impedire che questa ingiustizia si consumi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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