Era stato accusato di aver vessato la moglie per anni fra percosse, minacce, tentativi di soffocamento, imposizioni su come doveva vestirsi e su quando dovesse uscire. Secondo l'accusa, l'avrebbe poi insultata a più riprese e l'avrebbe picchiata anche il giorno prima del matrimonio, mentre in almeno un'occasione avrebbe cercato di soffocarla con l'utilizzo di un cuscino. Protagonista della vicenda che arriva da Jesi (una cittadina situata in provincia di Ancona) è un uomo di 31 anni originario della Romania, condannato nelle scorse ore a due anni per maltrattamenti in famiglia (con sospensione della pena). Stando a quanto riportato dal sito web AnconaToday, il trentunenne straniero avrebbe maltrattato la consorte per circa un triennio (dal 2019 al 2021, indicativamente) umiliandola e massacrandola di botte in vari frangenti.
Secondo quanto testimoniato dalla madre dell'aggredita, il marito di quest'ultima le avrebbe talvolta anche impedito di uscire. "Sei brutta, sei una poco di buono" gli insulti che le avrebbe rivolto più volte, prima di metterle le mani addosso. E una sera, al termine di una discussione, avrebbe anche cercato di soffocarla: solo l'intervento provvidenziale della suocera avrebbe evitato che la situazione degenerasse. "Una sera ho sentito urlare e sono corsa nella loro camera - la testimonianza della madre della donna maltrattata - e ho visto lui che teneva un cuscino sulla faccia di mia figlia. Quando mi ha visto ha detto che giocava ma mia figlia era terrorizzata, mi ha detto che voleva soffocarla". Sarebbe stata proprio la suocera dello straniero a far emergere le vessazioni che sarebbero state messe in atto dal genero, presentando una prima denuncia ai carabinieri nel marzo del 2021: al telefono, la figlia le aveva confidato in lacrime di esser stata picchiata dal marito, ma la telefonata si era interrotta bruscamente e per i due giorni successivi non era più riuscita a contattarla.
La vittima stessa aveva poi trovato la forza di denunciare agli esponenti delle forze dell'ordine la situazione delicata che stava vivendo, anche grazie al supporto di una signora presso la quale lavorava come colf. La donna in questione, vedendo un giorno la sua dipendente particolarmente silenziosa e con il braccio tumefatto, aveva intuito come qualcosa non quadrasse. E l'aveva quindi indirizzata verso un centro antiviolenza della zona.
A seguito di tutto ciò e delle successive indagini, il cittadino straniero è stato dunque processato e condannato. Il collegio penale del tribunale di Ancona ha infine disposto un risarcimento di 15mila euro a favore della vittima, costituitasi parte civile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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