Lucido e spietato: è apparso così Filippo Turetta davanti agli investigatori lo scorso 1 dicembre, pochi giorni dopo la cattura in Germania a seguito dell'omicidio della sua ex fidanzata, Giulia Cecchettin. Nel suo racconto, il giovane studente vento ha fatto una serie di omissioni, si è contraddetto, non ha risposto. L'obiettivo, non potendo negare di aver ucciso la ragazza, è quello di evitarsi almeno l'accusa di premeditazione del delitto.
I coltelli in macchina? Erano lì perché aveva avuto pensieri suicidi. I vestiti di riserva? Ne avrebbe sempre avuto alcuni pronti all'occorrenza, come come il cibo. Lo scotch? Lo aveva appena comprato nel caso in cui fosse servito per la pergamena di Giulia. Ma secondo gli investigatori tutto questo non regge: quanto era presente nella vettura, oltre a essere funzionale per compiere l'omicidio, era anche utile per la fuga. Aveva anche acquistato una cartina stradale cartacea qualche giorno prima dell'omicidio, in modo tale da non usare internet per orientarsi: un altro indizio di premeditazione.
Queste le spiegazioni fornite al pm, al quale ha anche riferito di aver sempre avuto "un bellissimo rapporto" con Giulia. Eppure, le indagini hanno fatto emergere verità molto diverse: Turetta perseguitava l'ex fidanzata, le stava addosso ed era anche riuscito a installare sul suo telefono un'applicazione che gli permetteva di spiarla. "Io ovviamente avrei sempre voluto tornare insieme a lei, non vorrei essere mai arrivato a fare questo, avevo pensato qualche volta di farmi del male io, ma a lei non avrei voluto… Non avrei mai pensato di farle...di farle questo, ecco", ha detto durante l'interrogatorio.
Lui dice di essere arrivato a questo perché lei aveva rifiutato un suo regalo e voleva chiudere definitivamente quel loro rapporto. Circostanza per lui insopportabile: da lì la lite e le 75 coltellate, ma per come lui stesso ha spiegato il delitto, non si può certo parlare di raptus. Anzi, gli inquirenti continuano a puntare sulla premeditazione, e sostengono che Turetta avesse realizzato anche una sorta di check-list di 30 punti, poi cancellata, nei giorni immediatamente precedenti. Lui sostiene di non aver avuto un piano di fuga, di aver improvvisato, ma agli inquirenti questa versione non convince.
Turetta scrisse anche una sorta di confessione scritta, lo racconta lui stesso agli investigatori. Quando è stato fermato a Lipsia, dice, "in auto c'erano delle coperte, una borsa con una scatola con qualcosa da mangiare, dei dolcetti, una bottiglia di sambuca, i regali per Giulia, due zaini. Poi c'erano dei fogli di carta ovvero una specie di lettera, che avevo scritto prima di tentare di suicidarmi a Berlino". Una lettera, dice, "In cui ho scritto che ero colpevole, ho detto dove si trovava il corpo, il luogo, ho scritto ai miei genitori".
Nelle carte, c'è anche un altro dettaglio importante, e lo ha fatto aggiungere il legale di Turetta al termine dell'interrogatorio. L'assassino, infatti, non ha chiesto scusa immediatamente per l'omicidio di Giulia e il suo avvocato ha voluto giustificare questo con una spiegazione messa a verbale.
Ha dichiarato, infatti, di avere spiegato al suo assistito che "la riparazione, il perdono, la richiesta di perdono sono cose serie, ammesso che il perdono possa mai essere concesso, e che oggi abbiamo semplicemente affrontato questioni tecniche, che la giustizia riparativa è una cosa seria, quindi dicendo: mi assumo la responsabilità che non ci siano speculazioni sul fatto che oggi Filippo non dica nulla in proposito".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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