C’era davvero una macchia di sangue sull’auto di Olindo Romano? Sul canale Youtube @frontedelblog (https://youtu.be/1CFDXouUOM0) la nuova puntata del nostro podcast «Il grande abbaglio» tratto dall’omonimo libro scritto con Edoardo Montolli e dedicato alla strage di Erba, per la prima volta siamo in grado di rivelare i dettagli della consulenza del genetista Marzio Capra, che presto sarà depositata a Brescia dai legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi. Si parla della macchia di sangue repertata il 26 dicembre 2006 dal brigadiere del Rono di Como Carlo Fadda sul battitacco della vettura di Olindo Romano, una delle tre prove che hanno portato i coniugi all’ergastolo. Come i lettori del Giornale sapranno, il pg di Milano Cuno Tarfusser ha scritto nella sua richiesta di revisione del processo che il verbale di repertazione, avvenuto il 28 dicembre, a due giorni da quando i lavori vennero svolti, fu solo «apparentemente redatto» da Fadda, l’unico ad asserire che sulla vettura ci fosse una traccia di sangue: la macchia non fu infatti mai documentata. Ovvero: non c’è mai stata agli atti una foto della traccia evidenziata dal liquido luminol, ma solo una foto normale con sopra disegnato un cerchietto, all’interno del quale il solo Fadda ha sempre sostenuto di aver rinvenuto la macchia di sangue.
Soprattutto, ai processi Fadda parlò di una macchia lavata e pulita, mentre il professor Carlo Previderè di Pavia sostenne in aula di aver analizzato una macchia densa e originale, che aveva subito pochi passaggi. Come fa ad essere la stessa macchia, ci siamo chiesti? Abbiamo così analizzato il verbale di Fadda e le foto originali del brigadiere, scattate con una macchina digitale. E abbiamo scoperto che, in effetti, Fadda di quel verbale non sapeva molte cose: il vero orario di inizio delle repertazioni, la targa della macchina di Olindo, il numero delle foto scattate, l’ordine delle foto e perfino che a fare la repertazione non era da solo, come documenta un audio del tutto inedito fatto ascoltare nel podcast, proveniente dalla Seat della coppia, che era intercettata. E nel quale si evidenzia come, differentemente da quando ribadito più volte in aula dal brigadiere, a fare le repertazioni erano due persone. Chi era la seconda persona e perché Fadda non ne ha mai parlato in aula? E perché non sono stati apposti i cartellini sulle tracce con le misurazioni, come si fa in ogni repertazione (e come aveva fatto lo stesso Fadda in precedenza nell’analisi delle tracce sulla Lancia K di Carlo Castagna)?
Ma nel podcast viene per la prima volta analizzata nel dettaglio anche la consulenza per la difesa realizzata dal noto genetista Marzio Capra. Da essa si scopre anche che l’ordine delle tracce, senza alcuna giustificazione logica e diversamente da quanto riportato a verbale, era stato cambiato: le quattro tracce rinvenute (tre risultate negative) sono state catalogate ovviamente come 1-2-3-4, la prima delle quali trattata con un prodotto utile a capire se si fosse in presenza di sangue umano.
Ma le proprietà digitali dei file fotografici svelano che l’ordine esatto fu 3- 2- 4 -1, e dunque solo l’ultima venne sottoposta al trattamento per capire se si fosse in presenza di sangue umano.
Non solo. La traccia di sangue che mandò la coppia all’ergastolo e catalogata come Foto 3 era in realtà la prima e venne repertata unicamente grazie al luminol.
Ma, come evidenzia il genetista, il battitacco appare secco: se fosse stato spruzzato lì sopra del luminol, sarebbe dovuto essere intriso di liquido, così come appare intrisa di liquido la parte laterale del sedile della macchina nella foto scattata appena 6 secondi più tardi. Dov’è finito il luminol del battitacco utile a evidenziare la traccia?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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