Truffa a nome di Crosetto, denuncia anche Esselunga. Sequestrati conti correnti

La procura ipotizza l'associazione a delinquere. L'ultimo esposto arriva dagli eredi di Caprotti, che non sono caduti nella trappola

Guido Crosetto
Guido Crosetto
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Qualcosa, forse, si riuscirà a recuperare dei soldi che una banda di truffatori spillava a imprese e famiglie vip spacciandosi come emissari del ministro Guido Crosetto, e clonandone almeno in un caso la voce con l'intelligenza artificiale. La Procura della Repubblica di Milano, guidata da Marcello Viola, ha disposto oggi il sequestro di alcuni conti correnti su cui sono transitati i soldi versati dalle vittime che sono cadute nel tranello, tra cui l'ex presidente dell'Inter Massimo Moratti. Il grosso dei soldi è già sparito verso altre destinazioni, ma individuare i conti di transito potrebbe essere il primo passo per arrivare, di rogatoria in rogatoria, a raggiungere quanto resta del bottino e a individuare gli autori della ardita macchinazione.

Gli inquirenti sono convinti di trovarsi davanti a un organismo criminale evoluto, molto più efficiente della miriade di truffatori online con cui le inchieste hanno a che fare ogni giorno. Per questo il fascicolo di indagine da oggi contempla, oltre al reato di truffa, anche quello di associazione a delinquere, che consente accertamenti investigativi più incisivi e penetranti. Il cervello dell'organizzazione è quasi sicuramente all'estero, ma altrettanto certa è la presenza sul territorio italiano di basisti in grado di individuare le vittime e i canali per convincerle a versare, col pretesto di aiutare il recupero da parte dei servizi segreti di connazionali sequestrati all'estero, una somma complessiva ancora impossibile da quantificare.

Negli uffici dei pm stanno affluendo in continuazione denunce, l'ultimo esposto in ordine di tempo viene dagli eredi di Bernardo Caprotti, il fondatore di Esselunga, che avrebbero spiegato anche loro di non essere caduti nella trappola.

Ma, come accade spesso in questi casi, i più restii a denunciare potrebbero essere i "bersagli" che invece nella trappola sono caduti, e che si trovano nella condizione sia di spiegare la propria credulità sia di indicare i fondi da cui hanno attinto per effettuare i bonifici.

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