
La destra ha avviato un dibattito sulla crisi della mascolinità. La critica di base è che la presa femminista delle nostre istituzioni ha creato un'ostilità culturale pervasiva verso gli uomini, indebolendo i modelli tradizionali di mascolinità e lasciando i giovani alla deriva. Sfortunatamente, opportunisti e ciarlatani si sono precipitati a riempire il vuoto.
Forse il più notevole è Andrew Tate. Carismatico guru online che ha trasformato una carriera da kickboxer in un'attività di sex-cam, è noto soprattutto per le dichiarazioni ideologiche provocatorie contro il femminismo, nonché per la lunga battaglia legale in Romania, dove risiede, contro le accuse di stupro, abuso e traffico sessuale. A livello superficiale, la controversia su Tate sembra mettere i tradizionalisti religiosi, che si oppongono al suo sfruttamento delle donne, contro una parte di giovani disamorati, che ammirano la sua forza e la sua volontà di affrontare i tabù femministi.
Entrambi gli approcci, però, non colgono l'essenza di Tate. Non è né un peccatore tradizionale né un moderno Nietzsche. È invece una figura decisamente postmoderna che ha usato la propria immagine online per ridurre la mascolinità a simulacro. Il suo anti femminismo è una versione della critica femminista trasformata in dogma reazionario. Tate è per la mascolinità ciò che il porno è per il sesso: una forma degradata dell'originale, superficialmente attraente ma profondamente vuota.
Sessant'anni fa il nazionalista nero Eldridge Cleaver, che era finito in prigione per stupro, descrisse l'archetipo che Tate esemplifica oggi. Nelle sue memorie carcerarie Soul on Ice, Cleaver coniò l'espressione «super mascolino servile», un ruolo, sosteneva, che la società bianca imponeva ai neri. In questa narrazione, l'uomo nero è primitivo, iper sessuale, fisicamente intimidatorio e relegato a lavori servili, a volte criminali. Cleaver raccontava il tentativo di fuggire da questo archetipo e entrare nel superuomo nietzscheano, creatore dei propri valori e unico padrone del proprio destino.
L'ironia è che entrambi gli archetipi, il super mascolino servile e il superuomo nietzscheano, sono in ultima analisi fantasie, vicoli ciechi. Nella sua vita Cleaver è passato da criminale a nazionalista nero a tossicodipendente a psicotico. Eppure, il suo lavoro, visto attraverso la lente dell'interpretazione letteraria, offre intuizioni. Andrew Tate sta vivendo la tensione tra gli estremi polari descritti da Cleaver, con conseguenze prevedibili.
Possiamo scomporre le componenti dell'archetipo in quattro punti. Il primo è il fisico che fornisce la base una personalità super mascolina. Mentre da kickboxer Tate affrontava altri uomini sul ring, nella carriera post-atletica avrebbe usato la forza fisica per intimidire le donne che impiegava come operatrici di sex-cam. In altre parole, usava la forza non per combattere guerre o difendere i deboli, le tradizionali virtù maschili, ma per il dominio brutale. Questo è un segnale non di mascolinità sicura, ma di super mascolinità insicura.
Il secondo punto è il materialismo da fumetto. La immagine online di Tate è incentrata su auto, case, jet e altre forme ostentate di ricchezza materiale. Ma queste, ancora una volta, sono un simulacro. Spendendo i soldi in beni che si deprezzano rapidamente piuttosto che investirli Tate ha una visione adolescenziale di cosa significhi essere ricchi e i suoi modelli di consumo ci ricordano che i dollari non sono intrinsecamente convertibili in cultura.
Terzo punto. Per Tate la forma più alta di sessualità è presiedere un harem digitale. Nonostante affermi di rappresentare i valori occidentali, abbraccia una struttura familiare primitiva e pre-occidentale quando afferma: «Se tutti i tuoi figli provengono da una donna, non sei un conquistatore». Tate non è un Cesare conquistatore, ma un imbonitore online che vende ai giovani l'idea che creare figli senza padre equivale a saccheggiare la Gallia.
Il quarto punto è l'uso cinico della religione. Mentre veniva attaccato da femministe e media, Tate si convertì pubblicamente all'Islam ma siamo scettici sul fatto che la conversione fosse autentica. Durante il Ramadan, per esempio, è stato visto in un casinò mentre giocava e beveva. È più probabile che la conversione facesse parte di uno stratagemma per usare la religione come rifugio dal femminismo e razionalizzazione del modo di trattare le donne. Assomiglia al personaggio di Sottomissione di Michel Houellebecq che adotta la struttura decivilizzante dell'Islam come liberazione da insicurezza, ansia e aspettative sociali.
Tuttavia, dovremmo anche riconoscere che Tate è un sintomo, non la causa, della malattia che affligge gli uomini. L'incapacità della nostra società di fornire archetipi maschili accattivanti ha creato il vuoto che Tate ha riempito. La soluzione non è solo evidenziare i difetti nelle proposte di Tate, ma anche articolare una visione superiore: un ideale integrato, radicato nelle tradizioni e nello spirito dell'Occidente. Nella migliore delle ipotesi, la mascolinità non è una ricerca nichilista degli appetiti, ma un uso costruttivo delle virtù dell'uomo per qualcosa di più elevato.
La forza dovrebbe significare proteggere donne e bambini. La ricchezza dovrebbe significare contribuire alla società e coltivare il gusto. La sessualità maschile dovrebbe significare paternità responsabile. E la religione dovrebbe significare profondità spirituale.
Ciò che Andrew Tate vende online è vuoto tanto quanto gli stupefacenti di Eldridge Cleaver. È una mascolinità vuota che arricchirà lo spacciatore ma lascerà il cliente, in questo caso i giovani, raggrinzito e distrutto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.