Julian Assange, co-fondatore di WikiLeaks, potrà ricorrere in appello contro la sua estradizione negli Stati Uniti. Lo hanno stabilito poco fa i giudici dell'Alta Corte britannica. I giudici inglesi hanno infatti riconosciuto che non sono infondate le preoccupazioni della difesa di Assange che il giornalista australiano possa affrontare negli Stati Uniti un procedimento giudiziario non equo, dove lo aspetta un processo che lo vede imputato per la pubblicazione di 700mila documenti secretati relativi ad attività militari e diplomatiche degli Usa, a partire dal 2010. Trattasi di accuse che potrebbero costargli una condanna fino a 175 anni di carcere e, secondo i suoi legali, potrebbero condurre alla morte del loro assistito.
Assange, la decisione dei giudici inglesi
Si tratta di una vittoria importante per il team legale di Assange nell'ambito della battaglia del fondatore di WikiLeaks contro la sua estradizione dal Regno Unito. Lo scorso 26 marzo, l’Alta Corte di Londra aveva accolto parzialmente appello del 52enne australiano per evitare il trasferimento in America, rinviando la decisione alla giornata di oggi. I giudici inglesi avrebbero concesso l'estradizione solamente se l'amministrazione Usa avesse dimostrato che Julian Assange avrebbe potuto fare affidamento al primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti sulla libertà di espressione, la non discriminazione dell’imputato in quanto cittadino australiano e il non ricorso alla pena di morte. Tuttavia, i giudici dell'Alta Corte di Londra hanno stabilito che le preoccupazioni mosse dal team legale del fondatore di WikiLeaks erano fondate.
L'accusa del team legale degli Stati Uniti
I procuratori americani sostengono che Assange abbia incoraggiato e aiutato l'analista dei servizi segreti dell'esercito statunitense Chelsea Manning a rubare i cablogrammi diplomatici e i file militari pubblicati da WikiLeaks, mettendo in pericolo vite umane. Assange è stato incriminato per 17 accuse di spionaggio la pubblicazione da parte del suo sito web di una serie di documenti riservati degli Stati Uniti. Stella Assange ha sottolineato che suo marito "sperava" di potersi presentare in tribunale di persona questa volta, ma il fondatore di WikiLeaks non è apparso in aula.
L'avvocato difensore Jennifer Robinson ha osservato che il ricorso alla Cedu "è una misura eccezionale, non è un diritto di ricorso garantito". Kristinn Hrafnsson, caporedattore ad interim di WikiLeaks, ha sottolineato il crescente sostegno politico per Assange, compresi i "leader progressisti dell'America Latina", il primo ministro australiano Anthony Albanese e il cancelliere tedesco Olaf Scholz". Recentemente il presidente Usa Joe Biden ha aperto alla possibilità di concedere la grazia ad Assange.
"La stiamo valutando" ha affermato Biden durante la cerimonia con cui ha accolto il premier giapponese Fumio Kishida, alla domanda di un giornalista riguardo alla richiesta dell'Australia agli Stati Uniti di mettere fine all'azione penale nei confronti del fondatore di WikiLeaks.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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