I punti chiave
Abolire una festività tradizionale per finanziare il bilancio della difesa e sostenere l'Ucraina nella guerra contro la Federazione russa. È polemica, in Danimarca, per la decisione del governo di grande coalizione, al potere da dicembre e guidato dal primo ministro socialdemocratico, Mette Frederiksen, di eliminare la festa religiosa nota come il "Grande giorno di preghiera", osservata e celebrata sin dal XVII secolo.
Inizialmente introdotto come giorno di preghiera, digiuno e penitenza, cade il quarto venerdì dopo Pasqua ed è una data comune per le cresime. Secondo la più grande confederazione sindacale del paese, il piano del governo rischia seriamente di mettere in pericolo l'amato modello di welfare della Danimarca.
La polemica in Danimarca
"È una grande minaccia per il modello danese", ha detto Lizette Risgaard, capo della confederazione Fh, che conta 1,3 milioni di membri iscritti in un Paese di 5,9 milioni di abitanti. "I politici dovrebbero stare fuori dai problemi del mercato del lavoro. Se andranno fino in fondo, imporranno la loro volontà e violeranno i nostri accordi", ha detto mercoledì ad Afp. Ma il governo, come scrive il Guardian, intendere andare fino in fondo ed eliminare il giorno festivo al fine di utilizzare i soldi per aumentare il budget della difesa fino all'obiettivo della Nato del 2% del Pil entro il 2030, invece del 2033 come previsto in precedenza.
L'esecutivo afferma che l'intervento è necessario a causa dell'invasione russa dell'Ucraina. Tale modifica al calendario, infatti, dovrebbe fruttare ulteriori 3 miliardi di corone (circa 400 milioni di euro) alle casse statali. "Non credo sia un problema dover lavorare un giorno in più", ha detto Frederiksen. "Stiamo affrontando enormi spese per la difesa e la sicurezza, la sanità e la transizione verde”, ha continuato il capo del governo di Copenhagen mentre presentava al parlamento il programma del nuovo governo, contestato da tutta l'opposizione.
Danesi contrari
La stragrande maggioranza dei danesi, tuttavia, è fermamente contraria al piano presentato dal primo ministro Frederiksen. Secondo un sondaggio condotto da Epinion, infatti, un numero schiacciante di danesi si oppone alla cancellazione del giorno festivo, proposta che peraltro non era mai stata menzionata durante la campagna elettorale dello scorso autunno. Solo il 17% sostiene l'idea del governo, mentre il 75% si dichiara contrario.
Nel frattempo, la confederazione Fh ha lanciato una petizione online che ha già raccolto quasi mezzo milione di firme. Anche la chiesa luterana e le organizzazioni che rappresentano gli ufficiali militari hanno protestato contro la decisione del governo.
"Sono furioso che stiano usando i militari in questo modo dicendo che i soldi del giorno festivo andranno ad aumentare il budget", ha detto al quotidiano Bt, citato dal Guardian, il capo del principale sindacato che rappresenta il personale militare, Jesper Korsgaard Hansen. Un bel pasticcio per il governo danese, in carica da poco più di un mese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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