
I punti chiave
L'hanno isolata con parole taglienti come lame di coltelli: a soli 13 anni una ragazzina che frequenta la terza media in una scuola di Modena è stata presa di mira da alcuni compagni di classe, una in particolare, che ha usato verso di lei assurde espressioni in una chat di gruppo e vittima di cyberbullismo. La minorenne ha richiesto l'aiuto della famiglia che ha raccontato al Resto del Carlino il calvario che hanno dovuto passare lo scorso anno.
Le frasi choc
"Bruciamola. Ha gusti orribili. Meglio vederla soffrire dissanguata. Fai schifo, ti odio, fai pena....", sono alcune delle espressioni che ha subìto la povera 13enne alla quale è stato dato un nome di fantasia, Marta, oggetto di scherno da parte di alcune coetanee per gusti differenti rispetto a quelli del gruppo, passioni diverse e specialmente per non avere una precisa identità di genere. Tutto questo ha scatenato l'odio becero del branco che l'ha isolata e bombardata di messaggi anonimi che hanno consentito, in qualche modo, di farla franca perché non sono mai stati individuati i diretti responsabili.
L'agonia della giovane
Tutti i messaggi di odio che si sono perpetrati nel tempo hanno fatto molto male a Marta che si è chiusa sempre di più soffrendo non poco: la vicenda è stata raccontata dalla madre al quotidiano emiliano. "Mia figlia era convinta che quei messaggi indirizzati a lei, in cui veniva fatto il suo nome fossero stati scritti dalle compagne di classe e abbiamo scoperto che effettivamente la responsabile era proprio una di loro. Mia figlia ne era venuta a conoscenza poiché le amiche, a scuola, le avevano mostrato gli screenshot e glieli avevano mandati". Le offese sono state pesanti come macigni: Marta si è sempre più isolata e non è stata accettata dagli altri "probabilmente anche per una questione di 'genere'".
L'appello della famiglia
A quel punto i genitori di Marta si sono rivolti sia alla collaboratrice di classe ma anche alle altre famiglie che sono state tutte molto collaborative e di supporto. Inevitabile, però, l'essersi rivolti anche alla polizia postale ma "la denuncia non è andata avanti poiché la polizia postale ha preferito parlare direttamente ai ragazzi. Ora la situazione è molto migliorata".
Per ragazzi e ragazze così giovani il metodo migliore è stato il dialogo: dopo la segnalazione, infatti, le forze dell'ordine sono intervenute nella classe della 13enne per parlare con tutti gli studenti spiegando loro "la pericolosità di questi gesti e il fatto che, seppur minori, ci sarebbero potute essere conseguenze. Oggi Marta guarda avanti ma le ferite che porta addosso, quelle inflitte dall’odio probabilmente non se ne andranno mai", conclude la madre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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