Da alcune settimane, quasi quotidianamente, si susseguono scosse sismiche sull'area dei Campi Flegrei la maggior parte delle quali viene registrata soltanto dagli strumenti dell'Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia). Domenica, però, sono avvenute le scosse di terremoto più forti dell'ultimo periodo con una magnitudo di 3.7 e altre due di 3.1 e 3.0. La preoccupazione per centinaia di migliaia di persone che vivono nella zona è il ripetersi di questi eventi con una certa frequenza: cosa sta succedendo e come riconoscere l'arrivo dei terremoti lo ha spiegato al Corriere il vulcanologo Giuseppe De Natale.
Le cause degli sciami sismici
"Abbiamo gli sciami sismici quando siamo in presenza di una serie serrata e ravvicinata di terremoti, mentre si parla di frequenze sismiche quando ci troviamo in presenza di una o più scosse forti e di una serie di scosse più deboli a distanza ravvicinata", spiega l'esperto. Nella Caldera dei Campi Flegrei sono causati "dal rilascio di stress nelle rocce derivanti dalla deformazione del suolo". Sebbene la paura sia tanta, la popolazione deve sapere che le possibilità di un'eruzione, al momento, non sono evidenti "ma più correttamente dovremmo parlare di rischio permanente e difficilmente valutabile", aggiunge il vulcanologo.
Quali sono i segnali
La domanda più gettonata riguarda la prevedibilità di un terremoto, di un forte evento ai Campi Flegrei: l'esperto spiega che esistono due scenari, uno ottimistico in cui si può capire cosa accadrà a stretto giro con segnali "leggibili" quali una modifica sostanziale delle fumarole, il suolo che si deforma, terremoti concentrati in una specifica area. Accanto a questo, lo scenario pessimistico l'evoluzione potrebbe essere molto più rapida "con apertura di fratture nelle rocce e risalita del magma rapida, una situazione che potrebbe evolvere anche nel giro di ore". La gente che abita l'area ha spesso segnalato di sentire un forte odore di "uovo marcio" ma De Natale spiega che non esiste alcun nesso con le scosse sismiche. "La puzza cosiddetta di uovo marcio derivante dall’emissione in atmosfera di idrogeno solforato (H2S), in mancanza di variazioni fumaroliche dipende dalle condizioni meteorologiche e particolarmente dalla pressione atmosferica, dall’umidità dell’area e da direzione e velocità del vento, tutti fattori ampiamente variabili".
Cosa succede agli edifici
L'esperto spiega che anche le costruzioni più antiche di epoca romana quali il Serapeo e l’Anfiteatro resistono ancora perché le scosse sono di bassa o moderata intensità e producono criticità maggiori soltanto nell'area dell'epicento. Gli edifici, invece, possono ricevere eventuali danni soltanto "dalle sollecitazioni trasversali, in passato definite ondulatorie. Questo ci consente di guardare con moderato ottimismo alla resistenza dei nostri edifici, purché siano in buono stato di manutenzione e non siano già interessati da problemi strutturali". Nonostante l'ottimismo, i controlli vanno eseguiti e la Regione Campania è già a lavoro su questo fronte.
Le differenze con il Vesuvio
L'esperto, al Corriere, ha spiegato come sia impossibile conoscere quanto potrà durare l'attuale fase di innalzamento del suolo visto che, in passato, si è sollevto anche di 40 metri. Infine, smentisce chi pensa che tra Campi Flegrei e Vesuvio possano esserci collegamenti quando avvengono scosse di terremoto ravvicinate nelle due aree.
"No, sono due sistemi vulcanici diversi con processi diversi e con emissione di prodotti che hanno caratteristiche diverse. Inoltre il Vesuvio è attualmente in fase di lieve subsidenza. La sua sismicità deriva da processi di assestamento dopo secoli di attività vulcanica".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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