Una grande mostra, chiusura prorogata alla fine di luglio, dal martedì alla domenica e dalle 10:00 alle 19:00, con ultimo ingresso alle 18:00, “Serial Killer Exhibition”, nello Spazio Ventura 15, nel quartiere di Lambrate; cimeli di ogni tipo, disegni, scritti, strumenti di torture, ricostruzioni fedeli delle scene del crimine realizzate con il contributo di musei ed enti privati, 1500 metri quadrati di esposizione per raccontarci, in maniera forte e da vicino, aiutati da una lettura scientifica, la natura dei più pericolosi Serial Killer della storia.
La mostra, ideata e allestita dalla società Venice Exhibition, ci porta a riflettere, proprio passando dalla dura realtà dei massacri delle povere vittime, spesso dimenticate e passate in secondo piano, attratti dalla sensazionalità del gesto del loro assassino. Una mostra che al centro pone l’enorme sofferenza afflitta dagli spietati Serial Killer, riproducendo e offrendoci una rievocazione unica nel suo genere, con anche con oggetti e testimonianze delle stesse vittime.
Spiega Mauro Rigoni, amministratore delegato di Venice Exhibition Srl: "Con questo allestimento affronteremo temi molto forti, ma aiuteremo i visitatori anche a superare lo sgomento dei massacri guardando oltre il clamore sensazionalistico per appropriarsi di una lettura soprattutto scientifica delle motivazioni che portano all'omicidio". E ancora “Si tratta di un’immersione nel lato più oscuro dell’umanità, Guideremo i visitatori giù nell’abisso della istintualità più blasfema, mettendoli sulle tracce della lucida follia che porta l’uomo a sopprimere i propri simili senza pietà”.
L’obiettivo è, quindi, quello di condurci nell’oscurità della psiche umana, con la cucina di Leonarda Cianciulli, la Saponificatrice di Correggio, il paese emiliano dove, nel 1940 aveva offerto ai vicini dolci e saponette ottenute con tre sue vittime femminili; l’impronta palmare originale con autografo e la riproduzione dei freezer in cui conservava pezzi di cadavere, di Jeffrey Dahmer, il Cannibale di Milwaukee; la riproduzione del presunto coltello che Jack lo squartatore ha usato per uccidere e mutilare le proprie vittime; gli indumenti di Peter Sutcliffe, lo Squartatore di Yorkshire; la targa originale della Fiat 127 blu coinvolta nel secondo duplice omicidio del Mostro di Firenze; la mannaia usata da Antonio Boggia, “Il mostro di Milano”, il criminale vissuto nell’Ottocento; dello stesso secolo anche il lombardo Vincenzo Verzeni, detto il “vampiro della Bergamasca”.
Troviamo anche, le bacchette da pasto usate da Issei Sagawa, il giapponese killer cannibale; così come i piatti e posate di un altro killer cannibale, il tedesco Armin Meiwss; la riproduzione delle bambole umane di Anatolij Moskvin, le lettere autografe di Aileen Wuornos e di Ted Bundy. Continua l’elenco con Rina Fort, “la belva di via San Gregorio”, che nel 1946, a Milano ha compiuto un pluriomicidio, ammazzando la moglie incinta del suo amante e i suoi tre figli, a sprangate e poi soffocandoli con cotone imbevuto di ammoniaca; Nicolas Claux, il Vampiro di Parigi; e poi ancora Zodiac, Jeffrey Dahmer, Ed Gein, John Wayne Gacy, Aileen Wuornos, Angelo Buono, Dennis Nilsen, le Bestie di Satana, Ted Bundy, Ed Kempers, Sonya Caleffi, Laura Taroni, Leonardo Cazzaniga, solo per citarne alcuni.
Italmostre definisce l'esposizione: “un’esperienza unica dall'altissimo valore scientifico, creata con l'ausilio di un team di esperti del settore, che hanno garantito la rigorosità e l'accuratezza dei contenuti”.
Circa due ore di visita, un’ esperienza ricca di contenuti scientifici, ma anche di disagio, di stupore, di sofferenza, inquietante, per poter riflettere sull’origine del male, sulla ferocia e sulla devianza di questi personaggi che di umano hanno ben poco, immersi nel loro mondo, cercando di scoprire cosa li ha spinti ad uccidere: per purificare il mondo, perché posseduti dalle forze del male, oppure semplicemente per piacere personale e per guadagno?
Lucida follia che ci fa venire i brividi, ascoltando alcune loro testimonianze, di Peter Sutcliffe: “Uccidere le prostitute era diventata un’ossessione per me. Non potevo trattenermi. Era come una droga”; di Joseph Paul Franklin, Il killer razzista: “In realtà mi considero un guerriero. Sentivo che, per quanto fossi fuorviato, stavo combattendo per preservare la razza bianca”; di Moses Sithole: “Costringo una donna ad andare dove voglio, e quando sono lì dico: ‘Sapete una cosa? Sono stato ferito quindi lo sto rifacendo’. Poi le uccido”; di Ted Bundy: “Noi serial killer siamo i vostri figli, i vostri mariti, siamo ovunque”; di Richard Ramirez: “I serial killer fanno su piccola scala, ciò che i governi fanno su larga scala. Sono prodotti dei nostri tempi e questi sono tempi assetati di sangue”.
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