Quasi 300 scosse e non è finita: cosa succede nel parmense

È ormai da quasi un mese che la terra emiliana nell'area di Parma continua a tremare: piccole scosse ogni giorno, quale sarà l'evoluzione secondo il parere del geologo

Quasi 300 scosse e non è finita: cosa succede nel parmense
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Se si consulta il sempre aggiornato database dell'Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), da quel 9 febbraio a oggi è stato tutto un susseguirsi di centinaia di scosse di terremoto che hanno interessato la provincia di Parma dopo l'evento scatenante del sisma più forte pari a una magnitudo di 4.1 che fu avvertita fino a Milano. Langhirano e Felino sono soltanto due dei numerosi Comuni vicini all'epicentro di deboli scosse (in totale 290) la maggior parte delle quali avvertite dalla popolazione come quelle delle ultime ore e comprese tra 2.3 e 2.9.

Cosa si prevede adesso

L'Ingv fa vedere che soltanto una trentina sono state quelle maggiori a 3.0: ma quando finirà questo lungo sciame sismico che ha avuto epicentri mediamente a 20 km di profondità dalla superficie? Secondo l'esperto non finiranno a breve. "Per poter considerare esaurita questa ondata di scosse serviranno alcune settimane", spiega al Corriere il prof. Stefano Castagnetti, geologo laureato all'Università di Parma e libero professionista che anche con un post social ha fatto il punto della situazione. "Nel corso dell'ultima settimana le scosse sono vistosamente diminuite per numero e magnitudo e questo fa ben sperare per l'evoluzione della sequenza, ma è ancora troppo presto per poterla considerare esaurita.

Il tema delle strutture geologiche

È proprio l'area di Langhirano a essere una delle maggiormente colpite dalle piccole scosse: l'esperto spiega che dal 1818 a oggi gli eventi sismici documentati sono poco meno di 40. "Tra quelli di maggiore intensità - sottolinea Castagnetti sui social - un paio mostrano localizzazioni epicentrali che si sovrappongono alla zona interessata dai terremoti di queste settimane e quindi si può ragionevolmente ipotizzare che si tratta di terremoti riconducibili alle medesime strutture geologiche profonde una ventina di chilometri". Secondo la mappa sismica dell'area, il primo terremoto con magnitudo superiore a cinque avvenne nel 1898 mentre il secondo di 5.04 è molto più recente e risale al novembre 1983. "In entrambi i casi non sono documentati sciami anticipatori possibili precursori di scosse più forti".

"Il clima non c'entra"

L'esperto geologo si occupa anche di informazione sugli eventi meteo più attuali: sempre sui social è solito allegare bollettini informativi con le nevicate e il relativo rischio valanghe previsto sulle Alpi, gli aggiornamenti sulla piena del Po: la premessa è doverosa perché lo stesso geologo ha sottolineato che il clima non c'entra assolutamente

nulla con i terremoti mettendo a tacere eventuali ipotesi fantasiose a collegare gli eventi. "Prevengo eventuali domande o dubbi: Non c'è alcuna relazione tra le condizioni meteorologiche e l'attività sismica".

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