Prima le forze dell'ordine, poi il ministro della Famiglia Eugenia Maria Roccella. E per finire, la modifica sostanziale del reddito di cittadinanza preannunciata ieri. Questi, in rapida sequenza, gli obiettivi delle proteste del collettivo femminista Laboratorio Cybilla, che ha annunciato per domani una manifestazione nella zona universitaria di Bologna. Una rimostranza annunciata tramite comunicati sui social nei quali non mancano tratti surreali, iniziando da quello pubblicato poche ore fa in aperta protesta contro il "Mia". "Vogliamo un reddito che prima di tutto renda visibile il nostro essere costantemente messe a lavoro, ma che nella sua rivendicazione metta in contraddizione l'esistenza stessa della necessità di lavorare come unica forma del vivere sociale - si legge nella nota, non priva di contraddizioni a quanto pare- vogliamo i soldi e li vogliamo subito, ma vogliamo anche tutte le altre forme di welfare che ci possono permettere quantomeno di iniziare un processo di liberazione dai ricatti di questa quotidianità intrinsecamente violenta, eteronormativa e patriarcale per poi riuscire a sovvertirla definitivamente".
Ieri poi, le femministe di sinistra avevano addirittura accusato il governo di aver imposto un "sistema fascista" negli atenei universitari. "Pensiamo sia impellente costruire una giornata di sciopero a partire da scuole e università che sempre di più costituiscono spazi di produzione e riproduzione delle istanze patriarcali, capitaliste, razziste e "omolesbobitransfobiche" - si legge in un altro comunicato - vogliamo un’università che si ribelli contro il sistema fascista incarnato perfettamente dal governo insediatosi lo scorso ottobre, che ha ampiamente dimostrato di voler cancellare decenni di lotte e annientare i nostri diritti. Ne sono alcuni esempi sono l'istituzione del Ministero della Famiglia e della Natalità e le ormai numerose dichiarazioni della ministra Roccella che hanno attaccato pubblicamente il diritto all’aborto".
E, dulcis in fundo, il collettivo avrebbe puntato il dito anche contro la presenza a loro dire eccessiva delle forze dell'ordine. Dimenticando evidentemente i recenti episodi di tentativi di stupro o di aggressione segnalati dalla stampa bolognese, in diversi casi sventati proprio grazie all'intervento di carabinieri o poliziotti. "I luoghi che ogni giorno attraversiamo sono sempre più militarizzati in nome di una sicurezza che non ha niente a che vedere con le nostra idea di spazio safer e attraversabile - il pensiero del collettivo - che va solo a marginalizzare le soggettività non conformi andando a consolidare ancora una volta le linee di oppressione presenti nel nostro sistema.
Da sempre gridiamo "All Cops Are Borders", in quanto sappiamo che le forze dell'ordine creano ulteriori confini e barriere, su criteri di classe, razza e genere, che vanno a consolidare ancora una volta le logiche di un sistema a cui ci opponiamo quotidianamente".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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