Costretta al matrimonio a 12 anni, un anno dopo è già madre: ai genitori del marito i giudici trentini concedono il patteggiamento con le attenuanti delle "abitudini culturali". Il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, pretende chiarezza: “I matrimoni forzati, soprattutto quando coinvolgono minori, rappresentano una pratica che non ammette giustificazioni culturali”.
La condanna
Sei mesi di reclusione è quanto sono riusciti a patteggiare i genitori dello uomo che sposò la giovane davanti al tribunale di Trento. Oltre alla detenzione, la coppia dovrà pagare 6.700 euro ciascuno. Per il figlio, che contrasse il matrimonio, i giudici hanno scelto la condanna a due anni di reclusione, l’accusa è di atti sessuali con minore. A tutti è stato riconosciuto il caso di “minore gravità”. Questa la sentenza, arrivata il 24 maggio.
Ciò che sorprende è la decisione dei magistrati trentini di riconoscere ai due suoceri le attenuanti. La motivazione? Le “abitudini culturali". Ma non ci sta il numero due a Palazzo Madama, che interviene: “Chi conosce bene questo fenomeno sa che è proprio il contesto culturale della famiglia l'ostacolo principale per combattere i matrimoni forzati”. Il leghista Centinaio si dice “perplesso” dalla sentenza, e più ancora dalla sua giustificazione: il contesto socio-culturale dei soggetti coinvolti. “Altro che attenuante – osserva - la cultura di origine è proprio l'elemento fondante del reato". Il senatore annuncia quindi che non finirà qui: si sta infatti valutando un'azione parlamentare “che aiuti a fare chiarezza sulla vicenda trentina” spiega. Segue una riflessione sull’epilogo del fatto: “Fin quando alcune comunità, anziché integrarsi, pretenderanno di far prevalere la legge morale sul diritto riconosciuto in Italia, i problemi sociali e di sicurezza legati all'immigrazione non faranno altro che aggravarsi”.
La vicenda
Dalla Serbia era stata portata in Trentino nel 2020. Aveva aveva soltanto 12 anni all’epoca, quando la famiglia la obbligò a sposarsi con un uomo kossovaro. Lui era un estraneo di sette anni più vecchio. Lo ‘scambio’ era avvenuto in cambio di denaro: una vera e propria compravendita. Tra le mura domestiche in Valsugana la ragazzina, obbligata a subire rapporti sessuali con l’uomo, rimase incinta un anno dopo.
La fine dell’incubo è arrivata con l’intervento dei servizi sociali dopo una segnalazione. A quel punto, la ragazza era già al quinto mese di gravidanza. A tredici anni è diventata madre. Ora ha 16 anni e vive assieme al figlioletto di due in una struttura protetta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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