I tre papi, l’Amerikano, il boss della Magliana: tutti i protagonisti del caso Orlandi

Ci sono diverse figure che costellano i 40 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi: tre papi, due anonimi, un fotografo e un boss malavitoso con i suoi sodali

I tre papi, l’Amerikano, il boss della Magliana: tutti i protagonisti del caso Orlandi

La cittadina vaticana Emanuela Orlandi è scomparsa il 22 giugno 1983. Se dovesse essere ancora in vita oggi avrebbe 55 anni. Protagonista, suo mal grado, di un giallo durato 40 anni, nel tempo ha visto una serie di comprimari apparire sulla scena, tanto da rendere la sua vicenda una delle più misteriose della storia italiana. Alcune di queste persone hanno fornito rivelazioni che gli inquirenti hanno giudicato depistaggi o buchi nell’acqua. Altri hanno fornito rivelazioni apparse verosimili, quanto meno per l’opinione pubblica. È un mosaico complesso il giallo di Emanuela Orlandi e a 40 anni di distanza alcuni di questi personaggi sono morti.

I tre pontefici e gli altri religiosi

Papa Giovanni Paolo II e Ali Agca

Spunta il nome di diversi religiosi nella vicenda della scomparsa di Orlandi. Incontrando gli studenti de La Sapienza, il fratello della giovane Pietro Orlandi ha commentato a maggio 2023: “Sono convinto che tutti e tre i Papi abbiano saputo, forse hanno deciso che è il momento di chiudere questa vicenda”.

Il primo nome e probabilmente il più importante è quello di papa Giovanni Paolo II: era lui il pontefice nel 1983 e pronunciò un appello durante l’Angelus affinché la giovane fosse ritrovata e alluse a possibili responsabilità umane. Ci si è chiesti per molto tempo se la 15enne sia stata un’“arma” per ricattare il pontefice e il Vaticano, magari per questioni diplomatiche o politico-religiose. Karol Wojtyla è venuto a mancare nel 2005.

Altro pontefice non più in vita, scomparso all’inizio del 2023, è papa Benedetto XVI. Si è ipotizzato che il pontefice abbia voluto approfondire il caso Orlandi, ma è accaduto anche che il suo stretto collaboratore, padre Georg Gänswein, abbia smentito l’esistenza di un dossier. Alla morte del pontefice, la famiglia Orlandi ha raccontato un aneddoto sulla richiesta di una preghiera all’Angelus.

Mia mamma andò dall'allora segretaria di Ratzinger - ha dichiarato all’Adnkronos Pietro Orlandi, riferendosi a un episodio del 2008 - che abitava davanti a casa sua, per chiederle se Ratzinger poteva rivolgere una preghiera per Emanuela all'Angelus del 25 giugno. Quella domenica, in piazza San Pietro, aspettammo di sentire una parola su Emanuela: nulla. Mamma non si diede per vinta e incontrò di nuovo la segretaria di Ratzinger che le riferì che, alla richiesta, il Santo Padre aveva allargato le braccia dicendo che doveva chiedere. Era chiaro che si trattava di un no. Tempo dopo lessi la lettera nella quale la segreteria di Stato consigliava al Papa di non intervenire perché l'opinione pubblica avrebbe pensato che anche il Santo Padre nutrisse dubbi sulla vicenda o che la pensasse come me. Io chiedevo sempre un gesto di coraggio, non è mai arrivato”.

Il terzo papa è papa Francesco I, l’attuale pontefice. Pare che sia uno dei desideri del vescovo di Roma giungere alla completa chiarezza nella scomparsa di Emanuela Orlandi. Il fratello Pietro, dopo essere stato ricevuto e ascoltato dal promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi, ha infatti spiegato: “Lo stesso Diddi mi ha detto: ‘Io ho avuto mandato dal segretario di Stato e da papa Francesco di fare chiarezza al 100%, di indagare a 360 gradi e non fare sconti a nessuno, dalla base al vertice’, e quello per me già è una cosa positiva”.

Ci sono poi altri nomi di religiosi che hanno fatto capolino negli anni. Uno di essi è sicuramente il cardinal Ugo Poletti, il cui nome fu associato da un anonimo che telefonò a “Chi l’ha visto?” ventilando collegamenti al caso con la Banda della Magliana. Pare sia stato Poletti a perorare che il boss Enrico De Pedis fosse sepolto nella basilica di Sant'Apollinare, ufficialmente per ragioni filantropiche: un'ipotesi è infatti che Renatino potrebbe aver devoluto delle somme a favore dei poveri. Il nome di Poletti torna anche nella presunta pista inglese, che tuttavia appare essere l’ennesimo tentativo di depistaggio. Anche Poletti è morto, nel 1997.

Tra le ultime persone ad aver visto Emanuela Orlandi il pomeriggio della scomparsa, c’è poi Valentino Miserachs, direttore della cappella musicale Santa Maria Maggiore ed ex prof di canto corale. Il religioso non fu mai interrogato in passato, cosa che avvenne invece con la direttrice della scuola, suor Dolores. E c’è infine don Pietro Vergari, che fu indagato e poi archiviato per concorso in sequestro di persona, ma il cui nome spunta nella vicenda della sepoltura di Enrico De Pedis accanto a quello di Poletti.

L’Amerikano e Lupo Solitario

Ci sono due personaggi nel caso Orlandi conosciuti solo attraverso pseudonimi. Uno l’Amerikano, uno dei pochi trait d’union tra Emanuela Orlandi e la scomparsa di Mirella Gregori. Tale Amerikano, un uomo che parlava con intonazione anglofona, telefonò sia ai Gregori, affermando di avere notizie della figlia scomparsa, sia agli Orlandi il 5 luglio 1983: in quest’ultimo caso promise che Emanuela sarebbe stata liberata dietro rilascio di Mehmet Ali Ağca, colui che il 13 maggio 1981 aveva attentato alla vita di papa Wojtyla e quindi si trovava in stato di detenzione.

Manifesti Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi

Il secondo è tale Lupo Solitario, sedicente ex agente del Sismi, che affermò come Emanuela Orlandi sia stata rapita e tradotta all’estero, passando attraverso diverse nazioni. Il movente del rapimento era, secondo quest’anonimo, una presunta - e assolutamente inconsistente - pista di riciclaggio di denaro sporco che avrebbe visto Ercole Orlandi, padre della scomparsa, implicato con la vicenda del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi. Ovvero un altro grande buco nell’acqua a base di teorie fantasiose e offensive. Ma non le ultime.

Marco Accetti

Gli inquirenti hanno ritenuto altrettanto fantasiose le rivelazioni di Marco Accetti, fotografo romano, che si è autoaccusato del sequestro di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. L’uomo aveva avuto solo un guaio con la giustizia precedentemente, ovvero l’omicidio colposo di un ragazzino, figlio di un diplomatico, avvenuto nei primi anni ’80. Accetti fece ritrovare un flauto traverso, affermando che sarebbe stato quello della scomparsa, ma fu ritenuto essere solo una copia.

Renatino e i sodali

Enrico De Pedis

C’entra la Banda della Magliana nel caso della scomparsa di Emanuela Orlandi? Per l’ex procuratore dell’indagine Giancarlo Capaldo l’organizzazione malavitosa potrebbe avere avuto un compito di manovalanza, ma, se così dovesse essere, per conto di chi? Il nome di Enrico De Pedis, detto Renatino, viene fatto proprio nella succitata telefonata a “Chi l’ha visto?”: l’anonimo suggerì di scoprire chi fosse sepolto nella basilica di Sant’Apollinare e successivamente il corpo di De Pedis, per il quale intercedettero Poletti e Vergari, fu esumato per poi essere traslato in altro luogo. Non c’era traccia però di presunti resti di Emanuela Orlandi. Ma, ciononostante, non finisce qui.

Presunti legami del caso con la Banda della Magliana sono stati raccontati da Sabrina Minardi, amante di De Pedis dal 1982 al 1984. La donna raccontò di aver visto e accompagnato Orlandi fino al confine con il Vaticano, che la giovane le sarebbe apparsa drogata e che Renatino le avrebbe consigliato di far finta di niente. Minardi fu però considerata inattendibile dagli inquirenti. De Pedis è stato uno dei boss più importanti della Banda della Magliana: lo scrittore Giancarlo De Cataldo si è ispirato a lui per il personaggio del Dandi in Romanzo criminale. Come nella narrazione fantasiosa, De Pedis è morto in un agguato interno alla Banda, da incensurato nel 1990.

Nella primavera 2023, quando Pietro Orlandi ha incontrato il promotore Diddi, ha successivamente raccontato in tv di aver visionato chat e ascoltato messaggi audio in cui un sodale di De Pedis, Marcello Neroni, sembrava gettare delle fantasiose e offensive ombre su papa Wojtyla.

Tra i tanti indignati per quelle chat c’è Antonio Mancini, anche lui un ex della Magliana, che ha smentito a “Chi l’ha visto?” la possibilità che Neroni abbia avuto un ruolo preminente nell’organizzazione: “La prima cosa che ho pensato è: se questo è il confessore di De Pedis, io sono Gianna Nannini”.

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