A un anno dalla scomparsa di Liliana Resinovich è molto probabile che la procura di Trieste stia per concludere le indagini: erano stati aperti due fascicoli, uno per suicidio e l’altro per sequestro di persona. Ma appare molto probabile al momento che si archivi per suicidio.
A dirlo sono le indiscrezioni rese a Quarto Grado, dove è stato raccontato che la procura, dopo aver riascoltato Sebastiano Visintin, il marito della donna scomparsa a Trieste il 14 dicembre 2021 e ritrovata cadavere tre settimane dopo, ha riascoltato anche il sedicente amante Claudio Sterpin.
Sebastiano, dopo aver annunciato di non voler rilasciare più interviste per non rievocare la vicenda dolorosa della morte della moglie, è stato ospite in trasmissione principalmente per rispondere a Claudio, che ha liquidato con questa frase: “Mi domando se Claudio sa cosa vuol dire l’amore”.
Dal canto suo Claudio aveva puntato il dito contro Sebastiano, arrivando a ipotizzare che Lilly, dopo la morte, sia stata occultata nella cella frigorifera di una macelleria o di una pescheria: macellerie e pescherie erano le aziende di Trieste con cui Sebastiano collaborava affilando coltelli. Stando a quanto racconta appunto quest’ultimo, pare che una troupe televisiva si sia recata in una di queste aziende chiedendo di vedere la cella frigorifera in cui sarebbe stato occultato il cadavere di Liliana. Naturalmente non esistono prove che sia accaduto questo, né che in effetti ci sia un'azienda di qualunque tipo coinvolta.
Claudio intanto ha lasciato a Quarto Grado degli appunti, in cui rincara affermando che Sebastiano pronuncia “bugie su tutti” e “non collabora con parenti per la ricerca della verità”, concludendo: “Io continuo, no suicidio”. Il sedicente amante si chiede anche perché il marito non abbia cercato in casa possibili tracce sulla verità, controllando se mancasse nulla. È continuo scontro tra i due e c’è chi si chiede se in effetti Lilly si sia tolta la vita per una presunta strada senza uscita nella sua vita sentimentale?
Quarto Grado tuttavia fa anche di più e lancia l’ipotesi di una pista mai battuta: quella di un sicario venuto dall’Est Europa. Trieste si trova infatti a soli 14 chilometri con la Slovenia e le forze dell’ordine conoscono bene la situazione per cui in questa città giungono criminali dalla zona balcanica e dall’ex Unione Sovietica, per attività che vanno dallo spaccio ai reati contro il patrimonio.
Alcune persone intervistate per strada hanno affermato che per assoldare un sicario, “basta andare dove ci sono i gruppi di serbi, croati… anche gli italiani. Basta avere soldi, pagare”.
Ma non è detto che il fenomeno possa essere legato in qualche modo alla morte di Liliana: al momento non si è a conoscenza di nessuno che potrebbe averla voluta uccidere, né la procura ha mai indagato per omicidio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.