"Prove scottanti", la riapertura dell'oscura vicenda della morte di Ciccio e Tore

La sorella e la madre dei bambini sono in possesso di informazioni preziose per chiedere la riapertura delle indagini sul caso

"Prove scottanti", la riapertura dell'oscura vicenda della morte di Ciccio e Tore
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Torna al centro dell'attenzione mediatica l'oscura e tragica vicenda di Ciccio e Tore, i fratellini di Gravina di Puglia (Bari) i cui corpi senza vita furono rinvenuti casualmente il 25 febbraio 2008, ovvero circa due anni dopo la loro scomparsa, all'interno della cisterna di un edificio diroccato nel centro del paese noto con il nome di "La casa delle cento stanze".

Una vicenda mai chiarita fin dal momento in cui scattarono le indagini e su cui potrebbe aprirsi finalmente uno squarcio di luce grazie alla più che probabile riapertura delle indagini: dopo 18 anni da quella terribile sera del 5 giugno 2006, quando i bambini sparirono nel nulla gettando nello sconforto e nell'angoscia una famiglia e un'intera comunità, è la sorella Filomena Pappalardi ad annunciare l'arrivo di importanti novità.

"La riapertura delle indagini nel 2012 per noi fu una grande notizia, ma un anno dopo arrivò l’archiviazione perché, secondo i giudici, gli indizi prodotti non erano sufficienti", ricorda infatti la donna, oggi 34enne, nel corso di un'intervista concessa a "Il Corriere del Mezzogiorno". "Adesso però siamo in possesso di prove scottanti che portano alla verità, siamo pronti a portarle in Procura e ci auguriamo che finalmente giustizia sia fatta", spiega ancora.

La famiglia non si è mai arresa e lotta per arrivare finalmente alla verità dopo tanti anni di battaglie legali e di appelli rivolti a testimoni o persone informate dei fatti che sono purtroppo caduti nel vuoto. Uno dei più recenti quello del papà dei fratellini. "Chi sa parli, i miei figli non erano soli il pomeriggio in cui finirono nel pozzo, sanno qualcosa i loro compagni di giochi e anche i loro genitori", esortò Filippo Pappalardi durante un'intervista rilasciata a Repubblica, "chi ha detto troppo poco, chi ha ritrattato, chi ha depistato, si metta una mano sulla coscienza".

Il sospetto è che in quel rudere sia accaduto qualcosa di terribile e incoffessabile a Ciccio e Tore, che allora avevano appena 13 e 11 anni. Qualcosa, spiegò ancora il papà,"che nessuno tra i coetanei dei bambini e tra gli adulti ha potuto dire Perché un segreto così conservato, costi quel che costi, è un segreto per forza importante".

E questa è la convinzione anche della mamma Rosa Carlucci e di Filomena, le quali, assistite dal legale Giovanni Ladisi e dal consulente Rocco Silletti, sono certe di avere finalmente trovato la risposta alle domande che le assillano da anni. Perché i bambini erano lì? Chi c'era con loro e perché costoro non hanno mai detto nulla nei due anni di vane ricerche? Qualcuno li ha spinti per ucciderli? Che orrore si cela dietro quelle morti?

"Ci sono persone che sanno perfettamente cosa è

successo, ma hanno taciuto per anni. Voglio che venga fatta giustizia per i miei fratelli", annuncia la sorella Filomena, che la prossima settimana si presenterà in Procura a Bari per chiedere la riapertura delle indagini.

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