Simonetta Cesaroni, spunta il nome di una collega "testimone fantasma": potrebbe aver visto il killer

Da un'inchiesta del settimanale "Giallo" è emerso che altre persone lavoravano nell'ufficio di via Poma a Roma nell'estate in cui la ragazza fu uccisa

Simonetta Cesaroni, spunta il nome di una collega "testimone fantasma": potrebbe aver visto il killer
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Si profila una possibile svolta nelle indagini sull'omicidio di Simonetta Cesaroni, la 20enne uccisa con 27 coltellate in una stanza degli uffici Aiag, l'associazione italiana degli ostelli della gioventù, in via Carlo Poma 2 a Roma il pomeriggio del 7 agosto 1990. Secondo quanto emerge da un'inchiesta del settimanale "Giallo" di Cairo Editore, in edicola da giovedì 10 ottobre, una collega della giovane sarebbe stata presente sul posto di lavoro il giorno del delitto. Circostanza che però la donna avrebbe sempre negato. Perché? Potrebbe forse aver visto in faccia l'assassino?

"Una testimone fantasma"

Grazie all'analisi dei fogli di firma, spariti 34 anni fa e ritrovati solo di recente, il noto settimanale è riusciuto a scoprire che una collega di Simonetta, Giusy Faustini, si trovava in ufficio quel tragico martedì di 34 anni fa. La donna firmò l'orario di entrata ma non di uscita. Per quale motivo? Cosa glielo impedì? Ma soprattutto, perché negò di conoscere Simonetta? Interpellato dalla redazione di "Giallo", il giornalista Gian Paolo Pellizzaro, che si è sempre occupato del delitto di via Poma, ha rivelato: "Due anni dopo il delitto intervistai un'altra collega di Simonetta, Luigina Berrettini, e mi disse che in quell'ufficio c'era una 'testimone fantasma' del delitto... Era la dipendente Giusy Faustini, che si fermava in ufficio due pomeriggi a settimana, proprio il martedì e il giovedì. Lo dissi ai magistrati, ma poi non seppi più nulla...". La presunta "testimone fantasma" potrebbe aver visto qualcosa? Se sì, cosa?

Il mistero dei fogli scomparsi

All'epoca dei fatti, alcuni dipendenti dell'Aiag raccontarono alle forze dell'Ordine che Simonetta Cesaroni era da sola in ufficio quell'estate del 1990. Circostanza che sarebbe stata smentita, 34 anni dopo il delitto, con il ritrovamento dei vecchi fogli di firma. L'ennesima tessera mancante di un puzzle sempre più intricato e fitto di misteri. Intanto il prossimo 19 novembre, la procura dovrà decidere se archiviare o meno l'ultima indagine sul delitto di via Poma.

Paola Cesaroni, la sorella di Simonetta, alcuni mesi fa ha rotto il silenzio dopo oltre dieci anni: "Era qualcuno che sapeva che mia sorella stava lì in quell'ambiente", ha detto durante un'intervista al programma Quarto Grado rifendosi al killer. Del resto anche Claudio Cesaroni, il papà della vittima, oggi scomparso, ne è sempre stato convito: "Sono sicuro che il nome dell'assassino di mia figlia sia nelle carte".

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