A rischio cantieri lavoro in Sicilia: “Abbiamo il reddito di cittadinanza”

A Canicattì, nell'Agrigentino, gli operai di un cantiere hanno rifiutato un contratto a tempo determinato perché avrebbe fatto perdere loro il diritto a ricevere il reddito di cittadinanza

A rischio cantieri lavoro in Sicilia:  “Abbiamo il reddito di cittadinanza”

Niente lavoro perché c'è il reddito di cittadinanza. La situazione è paradossale ma purtroppo tristemente vera e arriva da Canicattì, paese della provincia agrigentina. Il perché di una così palese decisione è semplice da spiegare. L'impiego, seppure momentaneo, porterebbe alla revoca immediata della corresponsione dell'assegno mensile. Una situazione paradossale, da tempo prefigurata dagli osservatori e temuta dai beneficiari. Insomma, 20 dei 40 disoccupati collocati in graduatoria utile hanno rinunciato a prendere servizio: beneficiano del reddito di cittadinanza e un eventuale impiego porterebbe alla revoca dell’assegno mensile. Il comune di Canicattì è intenzionato a chiedere una proroga per l'avvio dei cantieri finanziati.

Nonostante le notizie su chi percepisce indebitamente il sussidio si moltiplicano giorno dopo giorno, sembra che il Movimento 5 stelle, ispiratore della manovra che sulla carta avrebbe dovuto cancellare la povertà, fa finta o non si accorge che la direzione è un'altra. "Sono del tutto prive di fondamento alcune ricostruzioni che continuano ad essere diffuse dai media e da alcuni esponenti politici sul Reddito di Cittadinanza - scrivono in una nota i deputati e le deputate del MoVimento 5 Stelle in commissione Lavoro. Chi paragona il Rei al Reddito di Cittadinanza non ha ben compreso le chiare differenze fra entrambi i provvedimenti. Leggiamo su alcuni articoli di giornale, infatti, che il Reddito di Cittadinanza non incrocierebbe domanda e offerta di lavoro e non favorirebbe le politiche attive, mentre il Rei sì. Ricordiamo che mentre il Rei aveva come obiettivo 'la piccola lotta alla povertà', il Reddito di Cittadinanza invece ha il duplice obiettivo di ridurre drasticamente la povertà, così come sta già accadendo, nonché il potenziamento e la riforma delle politiche attive del lavoro e dei Centri per l'impiego. L'obiettivo è chiaramente quello di migliorare l'incrocio fra domanda e offerta e quindi quello di consentire il reinserimento effettivo nel mondo del lavoro dei beneficiari. È ridicolo paragonare con superficialità le due misure creando confusione e disinformazione. Da vent'anni si parlava di riformare i Centri per l'impiego e mai nessuno ha osato farlo.

Solo il MoVimento 5 Stelle ha cambiato rotta con un investimento di 2 miliardi di euro". Secondo i dati forniti da Anpal, al momento sono appena 28.763 i beneficiari che hanno trovato un lavoro. Troppo poco.

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