Accoltellò la moglie: torna in libertà per scadenza dei termini

Il processo continua a subire rinvii ma il giudice deve revocare la misura cautelare: sono scaduti i termini

Accoltellò la moglie: torna in libertà per scadenza dei termini

L’anno scorso, un 41enne di origini albanesi, aveva tentato di uccidere per strada la propria moglie e adesso è libero. La donna deve vivere nascosta, terrorizzata dal fatto che l’uomo possa cercare ancora di ammazzarla. Come riportato dal Corriere, il processo ha subìto, e continua a subire, rinvii su rinvii. Il primo per “concomitanti impegni professionali”, in seguito per l’emergenza coronavirus, e infine perché l’aula del tribunale non era disponibile.

Rinvii su rinvii

Quando finalmente poteva iniziare il processo, si è bloccato tutto perché l’imputato, nel frattempo ha deciso di risarcire. E così l’uomo che aveva accoltellato la consorte è tornato libero, perché i termini delle misure cautelari sono scaduti. Naturalmente, la vittima adesso vive nel terrore. Il suo aggressore può tranquillamente girare per Bolzano, mentre lei, 29enne albanese, con le due figlie piccole, vive nascosta in una struttura protetta, senza possibilità di vivere una vita normale. Lo scorso lunedì, a Bolzano, il giudice Peter Michaeler ha deciso un altro rinvio del processo.

Accoltellò la moglie davanti alla figlia

Il tragico fatto era avvenuto il 1° marzo del 2019,in pieno giorno davanti a un bar. Nonostante la donna vivesse da due mesi nascosta in una comunità con le figlie, a causa di maltrattamenti in famiglia, il marito era riuscito a trovarla e a seguirla. L’uomo, 41enne anche lui di origini albanesi, dopo un litigio aveva accoltellato la moglie alla gola, al viso e alla pancia, davanti alla figlia più piccola, usando un grosso coltello. La donna, colpita violentemente, cadde al suolo in un lago di sangue e venne portata in codice rosso nel reparto di rianimazione. Il marito venne subito fermato e finì dietro le sbarre per sei mesi. Poi, pentito, decise di scrivere al magistrato del riesame chiedendo di poter lavorare per mantenere le proprie bambine. Il lavoro era in Puglia, ben lontano dalla moglie, e il giudice, considerando anche la sua buona condotta tenuta durante i mesi di detenzione, aveva deciso di revocare la custodia in carcere e concedere l’obbligo di dimora e di firma quotidiana. L’uomo però, in Puglia restò solo un mese, il cantiere per cui lavorava come muratore infatti chiuse, e lui fece ritorno in quel di Bolzano, dove continuò a lavorare per la stessa ditta. Sempre con obbligo di dimora e firma.

L’ultima decisione è arrivata lo scorso luglio, quando all’uomo è stata data la piena libertà. Decisione obbligata, dato che i termini delle misure cautelari erano ormai in scadenza. Il legale della vittima, Elena Biaggioni, ha così commentato: “È però anomalo che non si celebri il processo per fatti così gravi, passando da un rinvio all’altro”. Con l’avvocato, a sostenere la causa, si sono ritrovate all’esterno del tribunale le rappresentanti dell’associazione che lotta contro la violenza sulle donne, la Gea.

La presidente dell’associazione, Christine Clignon, ha sottolineato che “la conseguenza del brutale accoltellamento è che l’uomo gira libero e la donna vive nascosta, in un incubo costante”. Intanto l’ex marito sta versando 800 euro mensili per il mantenimento delle figlie. Il suo avvocato, Nicola Nettis, ha reso noto che il suo assistito vorrebbe risarcire anche la ex moglie.

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