Imbrattate le targhe ai caduti. Il sindaco accusa l'Anpi

Dopo un flash mob organizzato dall'Anpi, il sindaco di Affile scopre l'imbrattamento di alcune targhe dedicate ai caduti: "Ho sporto denuncia, noi affilani siamo stanchi dei continui atti vandalici di chi vuole cancellare la storia"

Imbrattate le targhe ai caduti. Il sindaco accusa l'Anpi

Un nuovo capitolo dello scontro politico nato attorno al micro museo dedicato al generale Rodolfo Graziani è stato scritto con la vernice rossa. Siamo ad Affile, piccolo comune in provincia di Roma, finito alla ribalta mediatica nel 2012, anno in cui è stato inaugurato un sacrario di 36 metri quadri intitolato al maresciallo d’Italia ed ai caduti affilani di tutte le guerre.

Non un’opera apologetica del colonialismo italiano, ma un luogo della rimembranza, almeno nelle intenzioni del sindaco che lo inaugurò, Ercole Viri, denunciato per questo dall’Associazione nazionale partigiani e finito alla sbarra per apologia del fascismo. Lo scorso settembre, quella controversia giudiziaria è arrivata alla Cassazione, che ha annullato con rinvio le precedenti sentenze. Nel frattempo è intervenuta la prescrizione. Caso chiuso? Niente affatto. L’esistenza di quel sacrario continua ad ossessionare gli eredi dei partigiani che, venerdì scorso, si sono dati appuntamento lì per un flash mob.

Il giorno non è casuale. "Dal 21 al 29 maggio 1937 nel monastero di Debra Libanos, in Etiopia, furono trucidati monaci, diaconi, pellegrini ortodossi, più di duemila persone, per opera degli uomini del generale Pietro Maletti, dietro ordine di Rodolfo Graziani", scrivono gli organizzatori in una nota. Le foto della manifestazione sono rintracciabili sulla pagina Facebook dell’Anpi provinciale di Roma. Decine di persone, radunate davanti al sacrario, con le mani al cielo protette da guanti in lattice sporchi di vernice rossa.

La stessa vernice che è finita anche su alcune delle targhe commemorative presenti lungo il sentiero che conduce al piccolo museo. "Quando siamo andati sul posto, poco dopo la fine del flash mob, la vernice era ancora fresca", ci racconta il sindaco di Affile. "È un gesto inqualificabile, imbrattare, deturpare e offendere la memoria dei nostri morti – attacca Viri – è uno sfregio all’intera comunità affilana".

Dall’Associazione nazionale partigiani però giurano di non saperne nulla. "Apprendiamo che dopo il nostro flash mob il 'monumento' a Graziani è stato imbrattato. Naturalmente non ci riguarda", si legge in un comunicato diramato dall’Anpi. "Siamo rispettosi delle leggi – continuano ancora gli organizzatori – e mai ci sporcheremmo le mani a toccare quella roba dedicata a Graziani". La versione però non ha convinto il primo cittadino che si è subito recato a sporgere denuncia presso la stazione dei carabinieri di Affile.

"Ho sporto denuncia contro ignoti – spiega Viri – perché nel luogo dove si è verificato l’imbrattamento non ci sono le telecamere, ma nessuno mi leva dalla testa che sia stata opera di uno o più manifestanti, guarda caso le vernice è identica a quella che hanno usato per il flash mob". "Ripuliremo tutto a tempo di record – promette il primo cittadino – come abbiamo già fatto in passato, questo è il terzo atto vandalico che subiamo, siamo stanchi".

Il mausoleo era finito nel mirino dei vandali già nel 2014, mentre qualche anno dopo è toccato

alla tomba del generale che si trova nel vecchio cimitero cittadino. "La storia – conclude il sindaco – non va cancellata, la storia è quella che è, ed i musei servono per ricordare chi siamo e come monito per il futuro".

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