Rischiare di morire sotto le macerie oppure giocarsi gli ultimi due mesi di libertà vigilata, con la possibilità di prendersi tre anni per evasione?
All'apparenza potrebbe sembrare una domanda di immediata risposta, ma non è stata così scontata per Dario Cecchetti, 26 anni, che - agli arresti domiciliari per furto d'auto - durante il terribile terremoto ha riflettuto a lungo se fosse il caso di salvarsi la vita o di rispettare la legge. E incredibilmente ha scelto la seconda.
Infatti, durante la notte del terremoto, appena la sua casa a Fonte del Campo, frazione di Accumoli, inizia a tremare, le pareti a crollare e il pavimeno a spaccarsi, Cecchetti con grande lucidità solleva il telefono e chiama i carabinieri, chiedendo consiglio su come meglio comportarsi. La caserma di Accumoli, epicentro del terremoto, subissata da richieste di aiuto provenienti da ogni parte del paese, avendo altre priorità, congeda la telefonata del povero Dario con un "ti faremo sapere".
Ma Giacchetti in carcere non ci vuole proprio tornare e così, come confida al Corriere della Sera, prende da solo la decisione: "Resto qui dentro finché non arriva qualcuno e se nel frattempo mi crolla in testa la casa vorrà dire che è venuta la mia ora. Se esco mi danno evasione: da sei mesi a tre anni di carcere. Mi mancano solo due mesi da scontare, meglio restare qua".
E lì ci rimane per ben tre giorni, passati i quali, una pattuglia della Guardia di Finanza viene a prelevarlo per portarlo nella tenda numero 12 del campo di Accumoli, dalla quale
naturalmente non può uscire. Ora il terremoto sembra averlo cambiato: "Ho fatto tanti errori in vita mia, ma qui ho imparato molto e non voglio sbagliare più".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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